“Abbiamo cominciato bene a giocare quando, in svantaggio, siamo rimasti in 10”. Una considerazione questa decisamente inflazionata nel post partita di Fiorentina – Milan, una partita decisamente complessa da analizzare e dalla quale possiamo sì, trarre considerazioni importanti ma che finiscono con l’essere decisamente contraddittorie sotto un profilo tecnico-tattico.
Sicuramente quella di sabato non è stata una serata di grazia per la mediana viola che però trova il jolly Duncan e tiene botta nei momenti di maggior pressione. Capitano troppo spesso queste amnesie, questo debito di ossigeno e muscoli che nonostante la buona volontà collettiva finisce col sacrificare momenti campali dei match. Totalmente imponderabile l’errore di Caceres, fino a quel momento autore di un’ottima prestazione, mentre inizia a diventare preoccupante l’ennesima “dormita” di Pezzella, troppo poco reattivo nel chiudere la porta a Rebic. Frustrante l’involuzione di Lirola, che ultimamente ci aveva abituato molto bene. Bene i cambi, il carattere e il cuore di questa Fiorentina che dopo essersi scossa, decide di invertire la marcia della partita, reagisce con carattere e addirittura termina in crescendo, non accontentandosi nonostante l’inferiorità numerica.
Daniele Pradè insiste molto sul concetto delle alternative. Della possibilità di scegliere, delle opzioni che prima non c’erano e che adesso ci sono. Beh, questa non vuol essere una difesa a Beppe Iachini però la posizione dell’allenatore viola è decisamente particolare: arrivato da appena due mesi ha trova una squadra scarica mentalmente e fisicamente, relegata in una posizione di classifica pericolosa, una rosa corta tartassata anche da qualche infortunio importante (Ribery) e una società propositiva, ambiziosa ma completamente in ricostruzione. E’ arrivato ed è stato messo in discussione Iachini, un’aura che pare dire “poi vedremo” che nella sua carriera lo ha sempre accompagnato ma che non gli ha mai impedito di approcciarsi al campo con professionalità e progetto.
I lampi di mercato arrivati soltanto nel finale, interessanti e NECESSARI gli inserimenti di Cutrone, Duncan e Igor, ottime ma non di immediata attuabilità le operazioni che porteranno Kuamè e Amrabat in maglia viola. Sì, a Iachini sono stati dati strumenti importanti, incentivi ottimi ma 20 giorni sono pochi per pensare ad una squadra capace di reggersi su automatismi e “alternative”.
Quello di Udine è un test determinante per la Fiorentina di Iachini: una trasferta complessa, un’avversaria ostica con punti di forza che starà ai viola scardinare. Non cadere nella trappola dell’immobilismo sarà il primo passo oltre naturalmente al vincere il clima irreale del Friuli dove si giocherà quasi di certo a porte chiuse: manca infatti ancora l’ufficialità della Lega, ma Udinese-Fiorentina si dovrebbe giocare sabato alle 18 senza spettatori.
Imporre il proprio gioco non è prioritario ma la questione sulla quale la Fiorentina dovrà concentrarsi verte attorno all’intensità e alla capacità di costruire, di servire i propri attaccanti, ultimamente molto ispirati e vogliosi. Una Fiorentina che deve non solo rincorrere ma “valorizzarsi” che deve imparare a gestire i momenti, quelli migliori e quelli meno, con cinismo, maturità e idee. Le risposte di questa domenica sono decisamente importanti!