C’è stato un tempo in cui Beppe Iachini “picchiava per noi” e anche se la sua carriera di allenatore lo ha portato pr anni lontano dalla panchina della Fiorentina, quel tempo tornava attuale ogni volta che dal tunnel degli spogliatoi usciva fuori il tecnico ascolano, un uomo che per la Curva Fiesole non avrebbe mai potuto essere un avversario. Non ha mai mancato di salutare quelli che un tempo erano i suoi tifosi Beppe, che da giocatore era un mediano con il carattere perfetto per entrare nel cuore dei fiorentini: volontà, corsa e tantissimo sacrificio. Quando una partita non andava bene di certo non si poteva imputare niente a Iachini il quale usciva sempre con la maglia intrisa di sudore e terra.
Questo è l’atteggiamento che l’attuale nuovo tecnico dei gigliati ha riportato anche nella sua carriera da mister: mai una parola fuori posto, mai un’uscita infelice anche quando avrebbe avuto ragione di protestare. Iachini fa parlare il lavoro, il campo, raccoglie le sfide che i club gli consegnano e solitamente centra l’obiettivo, senza clamori e senza mai sentirsi arrivato, senza mai trovare giustificazioni.
Indossa per la prima volta la maglia viola nel 1989 approdando a Firenze dal Verona e con lui arrivò anche Stefano Pioli assieme al quale per altro concluse anche l’avventura nella Fiorentina cinque anni più tardi dopo la risalita dalla Serie B: il calciatore, l’allenatore e l’uomo si somigliano molto. Senza fronzoli, diretto, intenso. Sincero.
Sarà presentato subito dopo Natale, presumibilmente nel pomeriggio del 28 Dicembre, poi dall’istante in cui si spegneranno i microfoni e le luci della sala stampa il lavoro prenderà il posto delle parole. E’ una Fiorentina che ha bisogno di ritrovarsi nello spirito, nelle motivazioni e sul campo: le gambe sembrano andare ad una velocità diametralmente rallentata rispetto a quella di squadre che sulla carta dovevano essere meno competitive, meno attrezzate rispetto ai gigliati, il gioco latita, alle volte sembra ricomparire per poi però lasciare spazi infiniti alla paura e al caos che puntualmente sopraggiungono alla prima banale difficoltà.
C’è stato un tempo in cui Beppe iachini “picchiava per noi” e poi c’è stato il tempo in cui Beppe ha saputo mettersi da parte, una volta riportata la Fiorentina in Serie A dopo quella clamorosa retrocessione. Nella storia della Fiorentina dal quel 1995 sono passati tanti allenatori, giocatori, tre Proprietà e un fallimento, in quella di Iachini c’è stata una fine e un inizio, un cambio di ruolo che lo ha portato a raggiungere obiettivi importanti, non scontati
Siamo arrivati adesso al tempo in cui le storie, le strade, i destini si ritrovano. La Fiorentina di oggi è una sfida gigantesca, non una semplice strada in salita: la squadra si trova ricacciata in un angolo, impaurita e alla disperata ricerca di un’anima tattica e di una personalità. Un nome di blasone ma una situazione complicatissima perché paradossale, una realtà che nessuno credeva di dover affrontare… dovrà lavorare Beppe, dovrà correre e capirlo la sua squadra, dovrà essere impeccabile la dirigenza che oggi più che mai ha il dovere di non fallire, di spalleggiare il proprio allenatore, ascoltare le sue richieste e capire i suoi punti di vista.
C’è stato un tempo in cui nonostante in squadra ci fossero giocatori di maggior talento e caratura tecnica, i tifosi della Fiorentina avevano cieca fiducia in Iachini, nel suo agonismo, nella sua generosità, nel suo modo pratico di organizzare il centrocampo, di pensare al calcio. Adesso più che mai c’è bisogno di un uomo in cui avere fiducia, a cui affidare una squadra che ha commesso l’involontario ma pericolosissimo errore di aver perso convinzione nei propri mezzi.
Buon lavoro Beppe!