La situazione, in casa Viola, continua a peggiorare: settimana dopo settimana. Con quella di Torino infatti è arrivata la quarta sconfitta nelle ultime quattro gare, e la zona retrocessione adesso è distante solo cinque lunghezze. Una situazione allarmante, che non fa dormire sogni tranquilli, e che disturba anche la presidenza: Commisso in primis.
Una situazione complicata non solo per gli allarmanti risultati, ma per una risposta a livello emotivo e caratteriale che tarda ad arrivare. Dopo tre sconfitte consecutive infatti, dalla banda di Montella ci si aspettava almeno un passo in avanti a livello di cattiveria, di grinta e determinazione: un passo in avanti che però non è stato fatto, se non negli ultimi minuti di gioco, quando il tutto era ormai compromesso.
Additare Montella come principale colpevole può sembrare la scelta più facile certo, ma come spesso accade, la scelta più facile è anche quella migliore. Il suo comportamento infatti, tra sala stampa e campo, deve assolutamente essere preso in esame.
Partiamo dalla conferenza stampa del post-partita a Torino. Le sue parole, in modo evidente, sono state un susseguirsi di frecciatine (dirette o indirette) verso la dirigenza. Un comportamento sicuramente anomalo, visto che il grandioso feeling sbandierato dai protagonisti (Pradè e Montella appunto) negli ultimi mesi.
I concetti espressi da Montella suonavano appunto come un tentativo estremo di scaricare le colpe ad altri, rinunciando però ad assumersi le proprie. Un continuo tentativo di sviare le proprie colpe, prima rimarcando il fatto che la squadra è giovane ed inesperta, poi attaccando indirettamente la dirigenza: “Mazzarri quando non ha Belotti, ha Zaza…”.
Frecciatine nascoste, quasi impercettibili, ma che arrivano immediatamente a coloro cui sono indirizzate. Il punto però è un altro: se la dirigenza (ed anche la presidenza) hanno ammesso le proprie colpe, Montella non ci ha pensato mai una volta.
Partendo da un presupposto abbastanza banale infatti, le colpe sul mercato non possono che essere attribuite in parte anche a lui, dato che in estate Pradè e Montella parlavano continuamente di un mercato concordato fra dirigenza ed allenatore: erano quindi parole vere o soltanto di circostanza?
Superando poi questo presupposto, gli errori di Montella sono molti, e non possono essere ricondotti solamente ad una formazione scarna, non completa. La squadra, a detta sua, è molto giovane e deve giustamente crescere man mano attraverso l’esperienza: ma in questa prima metà di campionato, più che una crescita sembra ci sia stata una forte decrescita, una digressione a dir poco spaventosa. Dalla grande prestazione contro la Juventus alle ultime quattro vergognose sconfitte: un crollo che ha quasi dell’incredibile.
Da un allenatore tattico come Montella poi, è ovvio aspettarsi molto di più sotto diversi aspetti. La squadra risulta impacciata, prevedibile, e senza alcun minimo schema tattico. Nonostante ciò, l’organizzazione tattica di Montella è sempre la stessa: 3-5-2 o 4-3-3, con sempre gli stessi movimenti e con più o meno sempre gli stessi uomini. La squadra non funziona, è evidente: e perché quindi non innovare? Perché non cercare nuove soluzioni, nuove idee, nuovi moduli, nuove tattiche offensive… Montella invece, nonostante i risultati, continua imperterrito per la sua strada.
Parlando di idee tattiche poi, la squadra è lontana da poter essere definita amalgamata: sembra infatti composta soltanto da undici individualità, che autonomamente provano a dire la loro. Le idee corali, gli scambi veloci, le triangolazioni al limite, e tutto ciò che deriva da un duro lavoro in allenamento sembra scomparso dai radar, senza alcuna spiegazione logica.
Troppo facile attribuire le colpe agli altri: è ora di assumersi le proprie responsabilità.