Dopo le 3 lunghissime (e quasi infinite) giornate di squalifica, la Viola di Montella ritrova finalmente il suo faro, colui in grado di indicare la giusta strada: Franck Ribery.
Un ritorno enormemente atteso, proprio perché sin dall’inizio della sua squalifica, la Fiorentina non è apparsa più la solita: come se le sicurezze acquisite regressivamente fossero scomparse in un solo colpo. L’assenza di Ribery, come detto precedentemente, ha condizionato pesantemente le prestazioni dell’intero collettivo gigliato: la mancanza del faro, della guida, in questa Viola così giovane e inesperta, ha avuto il peso di un macigno insormontabile. Ora però il francese è pronto a riprendersi il suo posto nello scacchiere di mister Montella, e a riprendersi così anche il ruolo di indiscusso leader.
A subire maggiormente la sua assenza, senza alcun dubbio, è stato Chiesa. Il figliol prodigo Viola, senza la sua spalla ideale, ha in parte perso anche sé stesso, regalando tre prestazioni semplicemente opache, sicuramente non riconducibili al suo enorme talento. Prestazioni che lo hanno visto incaponirsi in azioni personali spesso velleitarie, le quali hanno ricordato più volte il Chiesa dello scorso anno, in difficoltà a trovare il fraseggio con giocatori evidentemente inferiori sul piano tecnico. Un Chiesa troppo individualista, in grado di preferire il dribbling impossibile piuttosto che visionare il posizionamento dei compagni: non è piacevole evidenziarlo ma è sembrato quasi che a portarlo a tali dinamiche sia stata proprio la scarsa fiducia riposta nei compagni di reparto.
Con Ribery invece, il feeling è scoppiato sin da subito: proprio perché, sul terreno di gioco, il “linguaggio” del talento lega immediatamente e indissolubilmente coloro che lo possiedono.
Le voci continue sui suoi problemi fisici sono state ormai completamente annullate dalla straordinaria prestazione di Chiesa in nazionale. Prestazione sicuramente aiutata dal basso livello tecnico-tattico degli avversari, ma che ha visto il giovane esterno cercare continuamente il fraseggio, e soprattutto il passaggio decisivo finale, come si evince appunto dai 2 assist completati nell’arco della sfida. Una versione di Chiesa estremamente diversa rispetto a quelle visionate nelle ultime uscite in maglia Viola: proprio perché Chiesa non è ancora un campione, ha ancora molti passi da compiere, e l’assenza di una spalla alla sua altezza lo condiziona enormemente, portandolo a continue azioni individuali. Ora, col ritorno di Ribery, il problema dovrà assolutamente essere superato, e il figliol prodigo Viola dovrà tornare a splendere.