La seconda avventura di Badelj in maglia gigliata non è assolutamente iniziata nei migliori dei modi. Il centrocampista croato infatti, nel corso di queste 11 giornate di campionato, ha già anellato diverse insufficienze, tra cui la gravissima contro il Cagliari al Sardegna Arena, dove insieme a Chiesa ha “vinto” il premio di Peggiore in Campo.
Una prestazione davvero imbarazzante, quasi difficile da concepire, soprattutto da un giocatore dall’ottima esperienza internazionale come lui. Errori su errori, tra cui alcuni molto banali, ed enormi responsabilità su almeno due gol. Il quarto gol cagliaritano nasce infatti su un suo errore nel controllo palla (da evidenziare comunque la complicità di Caceres), mentre nel quinto gol dei padroni di casa lascia inspiegabilmente tre metri a Nainggolan, che prova il tiro e segna un vero e proprio eurogol.
Oltre a questo però, c’è molto altro. Tranne qualche caso disparato, Badelj ha deluso proprio nello svolgimento del suo ruolo, il regista. Badelj riesce a donare, come sempre, enorme equilibrio a centrocampo, riuscendo comunque a smistare continuamente il gioco da una parte all’altra: ma in una squadra che vuole e deve crescere per arrivare al top, questo non può più bastare.
Pochissime verticalizzazioni, pochi lanci davvero intriganti per le fasce, praticamente mai un’idea geniale. Solo il classico “compitino”, dando spesso l’impressione che, quando vi è necessità di impostare la manovra sulla trequarti, lui non sia mai pronto a trovare il guizzo vincente, e che non abbia quasi l’intenzione di prendersi la responsabilità dell’assist magari più complicato. Si conferma lento e troppo macchinoso, ma questo lo sapevamo già ampiamente dalla scorsa esperienza.
Infine, il modo migliore per scovare direttamente i meccanismi non funzionanti sembra proprio quello del confronto diretto ed immediato con la prima Fiorentina di Vincenzo Montella. La differenza più grande, sembra evidente, è il passaggio fra Pizarro e Badelj. Pizarro, non ce ne voglia Badelj, era semplicemente un altro livello: un altro livello nell’impostazione reale la manovra, con passaggi che tagliavano le linee difensive avversarie, e che davano il via a vere azioni pericolose. No, Pizarro non era un giocatore da “compitino”. Oltre a questo, ricordiamo anche la grinta e la tenacia con cui svolgeva il ruolo di mediano davanti alla difesa, in una Fiorentina abbastanza sbilanciata offensivamente: tanti recuperi, tantissimi tackle riusciti e anche tantissime ammonizioni, che dimostravano quanto il guerriero cileno non si arrendesse mai e poi mai.
Photo by @Andrea Martini