La sfida di ieri, sembra scontato dirlo, è cambiata radicalmente in un momento preciso, e soprattutto con una scelta ben definita: il cambio del modulo. Col passaggio al 4-3-3 la Fiorentina ha di colpo riacquisito la brillantezza che sembrava aver perso, ed è tornata finalmente ad essere imprevedibile. Un cambio di modulo che già alla vigilia sembrava quasi ovvio, visto gli uomini a disposizione del mister, ma che è (inspiegabilmente) arrivato solo nel secondo tempo.

Due gli errori gravi commessi da Montella ieri, evidenziati poi dalle sue stesse modifiche apportate in corsa: il primo Venuti, terzino destro naturale, inserito nel ruolo di centrale difensivo, perdi più a sinistra. Il secondo, chiaro ed evidente: la “conferma” di Sottil come quinto di centrocampo, dopo la disfatta di domenica sera, semplicemente un suicidio annunciato. Come volevasi dimostrare infatti, la Fiorentina della prima frazione di gioco ha collezionato difficoltà ed errori, contro un Sassuolo non eccessivamente brillante, in grado di attendere con parsimonia e di colpire nell’unica occasione concreta creata.

La sfida di ieri, ha nuovamente evidenziato che il 3-5-2 è un modulo -solitamente- adatto solo a determinate sfide, e risulta esageratamente inadeguato in altre, come ad esempio contro squadre dal valore tecnico simile o uguale al Sassuolo, pronte ad attendere la prima mossa dell’avversario e anche ad una estenuante battaglia difensiva. Questo modulo infatti, come un semplice gioco della bilancia, rende più stabile la difesa, ma conseguentemente rende molto più prevedibile la manovra. Contro formazioni in grado di difendere quasi ad oltranza, creare occasioni da gol diventa sempre più complicato.

Una manovra, quella del primo tempo Viola, estremamente prevedibile. Prevedibile perché le azioni Viola partivano solo ed esclusivamente da un unico piede: quello fatato di Castrovilli. Il talento Viola ha infatti indossato perfettamente l’abito di (unico) trascinatore: Chiesa, colui che sulla carta dovrebbe ricoprire tale ruolo, ha invece deluso.

Col cambio di modulo, ma squadra ha avuto finalmente la tanto attesa metamorfosi. Venuti, appena tornato nel suo ruolo naturale, ha regalato l’assist al bacio per Castrovilli. Vlahovic, appena subentrato ad un deludente Boateng, ha immediatamente fatto vedere cosa significa giocare con un centravanti, uno vero: sponde, forza fisica e presenza costante nel cuore dell’area, in modo da attribuire maggior peso specifico al reparto offensivo. Vlahovic, col suo ingresso, ha finalmente liberato spazio per Chiesa, spesso ingabbiato in continui raddoppi col modulo precedente.

Ora sembra fortemente chiaro: la Viola deve ripartire dal 4-3-3: un modulo sicuramente più offensivo, che esporrà forse a più rischi, ma che risulta estremamente più adatto a sfide contro avversari più “modesti” tecnicamente, pronti a difendersi ad oltranza: in questo modo, l’individualità dei singoli non sarà più l’unica carta a disposizione della squadra gigliata. Individualità che rimangano un bene preziosissimo a disposizione di Montella, ma che non possono essere, da sole, sufficienti: per vincere, e per sognare qualcosa di grande, serve necessariamente anche altro.