“Forse non è andata come avremmo voluto. Forse è finita nel modo più strano. Ma nessuno cancellerà mai dalla mia testa e dal mio cuore questi 5 mesi di Firenze. Di Viola. Di Fiorentina.
Ci ho messo tutto me stesso, tra gol ed errori. Tra smorfie e bacioni. Ecco, quelli non me li dimenticherò mai. Così come il calore della gente che vive per la @acffiorentina. Che soffre per la Fiorentina. E che spero con tutto il cuore possa tornare a sorridere prestissimo per le vittorie della Fiorentina. Grazie, perché mi avete fatto sentire a casa. Perché io e la mia famiglia ci siamo sentiti a casa. Perché porterò per sempre…un bacione, tutto mio, per Firenze. 😘🙏🏼💜”
Si può andar via anche con una carezza. Anzi con un bacio. Luis Muriel dopo la delusione con la sua Colombia ha ricevuto probabilmente un’altra brutta notizia tornato in Europa dove è venuto a sapere che la nuova Fiorentina di Rocco Commisso non era poi così intenzionata a “lottare per lui”. Una rifondazione che punta a trovare subito certezza e che sfrutta l’onda dell’entusiasmo attuale per un addio che ad oggi non è poi così doloroso. L’Atalanta è la prossima destinazione dell’attaccante ex Siviglia: giocherà la Champions Luis, una realtà che per potenziale gli appartiene, per continuità di rendimento un po’ meno.
In una delle prime interviste rilasciate a Firenze, Luis Muriel dichiarò senza mezzi termini quanto la questione peso lo avesse danneggiato nel corso della sua carriera e soprattutto avesse determinato il suo addio alla maglia bianconera, incrinando definitivamente il rapporto già compromesso con Francesco Guidolin. Una lettera scarlatta che ha finito per condizionarlo, una frase detta secondo il colombiano con troppa leggerezza proprio da colui che avrebbe dovuto tutelare la tranquillità dello spogliatoio.
Guidolin aveva sollevato una problematica che per un atleta non è da sottovalutare ma forse lo aveva fatto con toni e modi un po’ troppo bruschi: secondo il giocatore la questione non esisteva, del resto il colombiano non ha mai avuto un fisico estremamente esile o longilineo ma piuttosto robusto e muscolarmente possente. Certo era ed è nel suo interesse mantenere un peso forma ideale soprattutto per esaltare le sue caratteristiche e la sua grande agilità, però da Lecce a Firenze la bilancia per Muriel non sembra aver fatto grossi cambiamenti.
Screzi a parte c’è da dire che con Guidolin, Muriel aveva trovato una propria dimensione tecnica che gli permetteva di eccellere sia come trequartista che come seconda punta. Nel 2014, ultimo anno di Muriel all’Udinese la famiglia Pozzo aveva addirittura rifiutato un’offerta piuttosto allettante fatta dall’Altetico Madrid che per il talento e lo spunto di Muriel aveva messo sul piatto 18 milioni di euro, ma così come era successo per l’allora giovanissimo Scuffet la trattativa si era chiusa con un nulla di fatto.
Nel caso dell’attaccante, l’Udinese era convinta dei mezzi e del potenziale di crescita del giocatore e pensando che il prezzo del suo cartellino sarebbe stato destinato a crescere, punta alla sua massima valorizzazione, mettendolo così al centro del progetto offensivo della squadra affidata proprio in quella stagione ad Andrea Stramaccioni.
Anche tra i due non sembra accendersi un gran feeling, i risultati non aiutano e a quel punto per evitare una pesante svalutazione, il Club decide di mettere Muriel sul mercato. Nel gennaio 2015 è la Sampdoria ad aggiudicarsi il cartellino del giocatore per una cifra attorno ai 12 milioni di euro: con i blucerchiati 79 presenze e 21 goal, mai particolari problemi di ambientamento, ottima l’intesa con i compagni di reparto, soprattutto con Eder. Nel 3-4-1-2 di Zenga riesce momentaneamente ad acciuffare la testa della classifica cannonieri e nella Samp di Giampaolo regala ai suoi il derby di ritorno contro il Genoa e permette alla tifoseria di festeggiare dopo 60 anni la doppietta perfetta in stagione.
Il Muriel che si è visto nella prima parte della sua esperienza aa Firenze era un giocatore dinamico e tecnico, un calciatore che in ogni tocco riusciva a comunicare quanto si divertisse col il pallone tra i piedi. Probabilmente negli anni ha saputo affinare colpi che aveva dimostrato di avere fin da giovanissimo: la continuità più del peso è stata il suo tallone d’Achille, del resto è il sapersi ripetere a decidere il passaggio da promettente a determinante.
Determinante, un ruolo che Muriel vestendo la maglia della Fiorentina non ha poi saputo ricoprire, un’avventura iniziata nel migliore dei modi e terminata con la grande paura di una retrocessione che sarebbe stata clamorosa e un addio che lascia senz’altro un po’ di amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato. Lo attende l’Europa mentre la Fiorentina è attesa ad una ricostruzione importante è ambiziosa.
Ma nessun rancore. Anzi un bacio.