No, non è un caso. Non è un caso che nella corsa alla Champions League l’Atalanta non solo partecipi ma convinca più di qualunque altra concorrente. Chiunque abbia visto la partita del San Paolo avrà sicuramente pensato che la proposta di gioco, l’intensità dimostrata dagli uomini di Gasperini non sono un plus che Milan, Roma, Lazio e Inter al momento stanno offrendo.
L’Atalanta gioca su ritmi altissimi, palesa una fluidità di manovra che per gli avversari è difficile da arginare, mette in condizione i suoi giocatori migliori di eccellere in quello che riescono meglio a fare: di fatto l’Atalanta è una squadra che pur giocando sempre a viso aperto e prendendosi dei rischi, non consente agli avversari di ragionare. Determinati, reattivi e concreti, i nerazzurri sembrano aver completato un processo di crescita iniziato proprio con l’arrivo del tecnico ex-Genoa. Al San Paolo paradossalmente l’Atalanta non arranca nemmeno quando è in situazione di svantaggio, quando si trova a dover rincorrere un Napoli che sotto i colpi degli ospiti palesa ancora di più di essere arrivato a questo finale di stagione come completamente svuotato della sua anima e delle sue idee.
Idee. Per confrontarci con una squadra come l’Atalanta ci vogliono idee. Preferibilmente chiare. L’improvvisazione è terreno fertile per le imbucate dei suoi esterni, per la classe di Ilicic e l’imprevedibilità di Gomez. L’ improvvisazione e la stanchezza contro l’Atalanta costano carissime
La partita cambia sistematicamente quando entra in campo Josip Ilicic che con i suoi colpi demolisce il Napoli ma già nella prima frazione i segni di cedimenti c’erano eccome. I padroni di casa sono stanchi, provati dalle fatiche e soprattutto dalle delusioni dell’Europa League: mentre gli ospiti giocano a tutto campo, il Napoli insegue, aiutato dai guizzi dei suoi. Non riuscire a concretizzare quanto di buono creato nel corso della prima frazione innervosisce la squadra di Ancelotti e apre le porte alla punizione più temuta: la vendetta dell’ex, Duvan Zapata ieri sera sia bomber che assist man.
Nel settore ospiti la festa imperversa. L’Atalanta è il prodotto perfetto di un progetto ambizioso e solido dove la mano di Gasperini è soltanto l’apice di un lavoro concreto e ben strutturato a partire dal settore giovanile fino ad arrivare ai team di osservatori e uomini mercato. L’Atalanta ha il grande merito di non essersi comportata in maniera frenetica ma dimostrando sempre raziocinio e logicità nelle sue scelte, dall’acquisto di giocatori che andassero a completare e valorizzare una rosa già di per sé competitiva, fino al lavoro mirato sui talenti più giovani provenienti magari da Club più grandi dove non avrebbero trovato spazio. C’è da dire inoltre che lontano da Bergamo i gioielli di Gasperini non riescono a brillare troppo, prova di quanto sia complesso il passaggio ad una realtà con moduli e sistemi diversi e di come a volte trovare la propria dimensione sia più importante del vestire la maglia di un Club di blasone.
Dopo una premessa così terribile, sembra paradossale affermare che la Fiorentina di Montella non deve aver paura. Alla luce della prestazione del San Paolo sarà ancora più difficile fidarci dei nostri mezzi, dei nostri sistemi così “work in progress”. La Fiorentina nella gara di giovedì non ha un semplice obiettivo, ha un sogno. Un sogno che condivide con migliaia di tifosi viola: permettere all’Atalanta di “annusare” una seppur minima paura sarebbe la condanna finale dei viola…. Prima della gara di ritorno di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, l’allora allenatore del Nottingham Forest Brian Clough affermò che sarebbe stato meglio veder scendere in campo ad Anfield una squadra ubriaca rispetto all’umiliazione di vedere una squadra impaurita. Senza quella naturale ebrezza fatta di orgoglio, fame e follia la Fiorentina non è niente. Della Fiorentina resterebbe solo la paura. Non permettiamolo!