Quella di Montella fu fin da subito una Fiorentina che sapeva sorridere al calcio in un modo così naturale da far sorridere anche dei tifosi che nelle due stagioni precedenti non avevano avuto molto per cui gioire. Nella gara inaugurale del campionato 2012/13 disputata contro l’Udinese, in campo all'”Artemio Franchi” si vide una squadra finalmente organizzata e propositiva: passata in svantaggio immeritatamente, la Fiorentina ebbe il grande merito di riportare la gara in parità e ribaltarla non solo grazie al talento di Stevan Jovetic ma anche grazie ad una struttura interessante, una manovra fluida, un gioco armonioso che partiva dai piedi di un difensore elegante come Gonzalo Rodriguez, prendeva forma e di snodava per il campo grazie alle idee e ai piedi di un centrocampo molto cerebrale formato da Borja Valero e David Pizarro che davano una personalità forte ad una Fiorentina finalmente tornata ad ambire a traguardi importanti.
Un’ambizione che forse si spinse fin dove non era attesa, alle porte della Champions League. La Fiorentina di Montella travolge il Milan a San Siro e con quel 1 a 3 punta il dito al nuovo obiettivo, l’Europa. Il finale di stagione è storia nota, sopratutto gli ultimi 90 minuti dove a Pescara e a Siena si decise il futuro di due squadre che constatarono ancora una volta come, purtroppo o per fortuna, gli Dei del calcio non siano poi così attenti. L’occasione di tornare sul palcoscenico Europeo fu però determinante per la crescita del gruppo, per portare nuovi investimenti e per proiettare nuovamente Firenze in una dimensione da coltivare con continuità.
La continuità, appunto. Una dote che alla Fiorentina di Pioli è decisamente mancata in queste due stagioni e che invece ha rappresentato prima di tutto un presupposto nel gioco di Montella, arrivato a Firenze avendo di fatto il compito di ricostruire gioco, entusiasmo e spogliatoio. Il sistema di Montella è fortemente identitario e quel che stupisce è la facilità con cui il gruppo mette in pratica i precetti del tecnico.
Quelle di Montella sono stagioni di costante crescita per i viola che nel 2014 si vedono scivolare dalle mani una Finale di Coppa Italia giocata in un clima surreale, in una notte tragica dove ai viola peraltro mancavano giocatori del calibro di Mario Gomez, Giuseppe Rossi e Cuadrado. Nel 2015 un Siviglia esperto e compatto schianta la Fiorentina in semifinale di Europa League dopo un percorso netto e bellissimo costruito mattone su mattone da una squadra che con l’arrivo di Momo Salah aveva trovato una nuova dimensione europea capace di stupire tutti. Vincenzo Montella lasciò la Fiorentina addirittura vincendo 5 partite consecutive, una reazione dovuta dopo un periodo di tragico appannamento in cui i viola si giocarono l’accesso alla finale di Coppa Italia (contro la Juventus) e Europa League, ma che poteva rappresentare l’ennesima base di costruzione verso un nuovo step di ambizioni. Poteva, poichè nel Giugno dello stesso anno la società mal digerì alcune dichiarazioni del tecnico che tardò per altro nel fare marcia indietro e dovette a malincuore registrare un esonero che lui stesso non si aspettava minimamente.
Frizioni ormai dimenticate verrebbe da dire, poichè scelte tecniche di questo tipo, a Firenze, durante l’era Della Valle ancora non ne avevamo viste. Oggi Montella condurrà il primo allenamento, conoscerà il gruppo che fino a ieri era di Stefano Pioli e siamo certi cercherà di comunicare quella che è la sua idea di calcio. Un cacio che sorride per far sorridere.