Tra i giocatori della gestione tecnica di Pioli capaci di intraprendere un convincente percorso di crescita vi è stato sicuramente Cristiano Biraghi che nell’estate 2017 altro non rappresentava che un rincalzo last minute ai quali giornali e tv non dedicarono certo molto tempo. I più critici fecero subito notare come il terzino provenisse da una delle difese, quella del Pescara appena retrocesso, maggiormente messe in difficoltà della stagione (81 goal subiti!), sottolineando come al giocatore mancassero fondamentalmente due qualità importanti: continuità ed esperienza in massima Serie.
La mancanza di continuità è un aspetto che il giocatore stesso accusa molto, anzi spesso sottolinea che è determinato più che mai a far bene con la Fiorentina per una motivazione che ad altri colleghi manca: il desiderio di “appartenere ad un progetto”. I tifosi gigliati di lui imparano subito ad apprezzare due importanti qualità umane che per uno sportivo sono fondamentali per migliorarsi: umiltà e senso di responsabilità, ossia la rara capacità di metterci la faccia. Dopo una prestazione terribile contro il Chievo Verona, Biraghi con un post Instagram ammette le sue colpe, non può promettere che non sbaglierà più ma può ribadire la sua determinazione per cambiare l’inerzia delle sue prestazioni.
Nel girone di ritorno proprio contro il Chievo andrà a segno con una conclusione dalla distanza bellissima che regalerà alla Fiorentina 3 punti. L’assist è di Davide Astori che proprio al compagno di reparto farà con quel passaggio l’ultimo regalo in maglia viola. Quando le prestazioni della Fiorentina crescono in modo esponenziale, Biraghi risente positivamente della nuova organizzazione tattica della squadra e trova una serenità determinante per migliorare le fasi in cui fatica di più, provando a sviluppare alcuni colpi che il giocatore potenzialmente sa di avere, come i calci piazzati.
La sua evoluzione con la Fiorentina è notata in primis da Roberto Mancini che da Settembre 2018 lo inserisce in pianta stabile nelle convocazioni con la Nazionale. A storcere il naso è invece Pantaleo Corvino quando vengono pubblicate alcune strane dichiarazioni del procuratore del giocatore, Mario Giuffredi. “Proverei a mandarlo al Milan se il giocatore dovesse chiederlo”, “Trattiamo il rinnovo ma l’Inter lo stima molto”, sono frasi che il direttore sportivo viola non gradisce molto (e nemmeno la piazza!) e che inevitabilmente portano Corvino al contrattacco. “L’arma scelta” è una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport dove fondamentalmente viene ribadita la volontà della società nel trattare i rinnovi con i suoi giocatori più rappresentativi ma anche la fermezza del Club nel non sopportare comportamenti poco chiari.
In questa ultima parentesi di campionato, non felicissima per la Fiorentina in generale, le prestazioni di Biraghi sembrano aver subito un netto calo. In realtà, analizzando attentamente alcune situazioni di gioco che si sono venute a creare, parrebbe che il problema non sia un’involuzione ma una brusca frenata nei miglioramenti. In fase offensiva il giocatore non demerita, anzi con le sue sovrapposizioni permette alla Fiorentina di aprire varchi importantissimi per i suoi esterni. Ma in ripiegamento che fatica! Quando Biraghi si trova davanti non un centrocampista ma un giocatore con spiccate caratteristiche offensive come Gomez, Kluivert o Lazzari, per fare alcuni esempi concreti, le difficoltà aumentano in modo esponenziale. Una pressione costante sulla sua fascia sbilancia la Fiorentina che “imbarca acqua” e perde lucidità.
Che fare? Dopo un buonissimo avvio la difesa viola sta avendo notevoli difficoltà a ritrovare un ordine che in certe partite è sembrato totalmente smarrito, indi per cui circoscrivere il problema a Biraghi sarebbe un’operazione piuttosto superficiale e semplicistica. Certo, da un giocatore per il quale si sono spese parole importanti e che vuole sentirsi al centro di un progetto ambizioso come dichiarato nell’intervista a La Nazione dello scorso Settembre, è assolutamente lecito aspettarsi di più!
Photo by @ Andrea Martini e Paolo Giuliani