Non finiscono le polemiche, adesso anche in Champions: le regole necessitano di una modifica sostanziale.
Prima di trattare ed analizzare le polemiche riguardanti il Var in questi ottavi di finale di UEFA Champions League, procediamo per step, ed esaminiamo a fondo le 6 principi fondamentali del Video Assistant Referee, comunemente chiamato sistema VAR.
Ecco un elenco, molto riassuntivo, delle regole su cui si basa l’utilizzo del sistema:
1) Vanno corretti soltanto gli errori chiari. La domanda non è “la decisione dell’arbitro era giusta?” ma “era chiaramente sbagliata?”.
2) Si possono correggere solo rigori, gol viziati da irregolarità, espulsioni dirette (quindi non per doppia ammonizione) e scambi di persone sui cartellini.
3) L’utilizzo del Var è auspicabile SOLO se una revisione si rende necessaria.
4) Solo l’arbitro può iniziare una revisione, il Var può soltanto suggerirla. La decisione finale spetta però soltanto al direttore di gara.
5) Calciatori e staff non possono richiedere la revisione né condizionarla, pena l’ammonizione o l’allontanamento.
6) Gli arbitri addetti al sistema Var (denominati VAR e AVAR) possono informare l’arbitro riguardo una decisione, ritenuta da loro possibilmente non esatta, rivedendo le immagini video e spiegando attraverso la costante comunicazione via radio cos’è successo. L’arbitro in questo caso potrà decidere se andare o meno a rivedere l’accaduto, anche in questo caso infatti tornano ridondanti i punti 1 e 5: l’arbitro andrà a rivedere l’immagine video solo se avrà il sospetto che la sua decisione sia “chiaramente sbagliata”, nessun assistente potrà imporre tale scelta all’arbitro, il quale mantiene anche il potere di “unico decisore finale”.
Dall’analisi di questi 6 punti, è eclatante che i principi non siano sufficientemente chiari e che il primo punto (e di conseguenza anche il sei) lasci eccesivo margine all’interpretazione del direttore di gara. Non solo però, anche un altro punto necessita di una modifica pressoché immediata. Ecco le due modifiche principali da attuare:
1) In quale modo può essere stabilito quale scelta sia “chiaramente sbagliata”? Sottolineando anche il fatto che l’arbitro interpreta il caso esclusivamente in tempo reale: questo non può che rendere terribilmente complicato definire il grado dell’errore. Andando più a fondo, “chiaro ed evidente” tradotto dall’inglese “clear and obvious” non è assolutamente un metro di giudizio adatto, e renderà complicato il raggiungimento della tanto richiesta “uniformità di giudizio”.
2) I punti cardine sull’utilizzo del Var sanciscono anche che: “solo l’arbitro può iniziare una revisione, il Var può soltanto suggerirla”. Siamo chiaramente in presenza di un vizio di forma. Gli assistenti infatti hanno una visione più nitida del possibile errore, dato che possono usufruire dell’immagine video fin dal secondo successivo all’accaduto, ma non solo: gli assistenti sono infatti minormente influenzati dall’ambiente circostante (ad esempio i fischi dei tifosi) e dalle pressioni che possono scaturire sul terreno di gioco, ciò li porta quindi a prendere una decisione probabilmente più oggettiva rispetto al direttore di gara. In breve: perché non far prendere la decisione agli assistenti, riducendo così anche i tempi di consultazione e quasi sicuramente anche gli errori, seppur non “clear and obvious”? L’obiettivo deve essere quello di eliminare progressivamente tutti gli errori, non solo quelli evidenti.
Dopo questa approfondito studio dei ‘principi fondamentali’ del Var, è enormemente più facile analizzare le polemiche riguardanti la sfida Porto vs Roma:
La polemica riguarda un contatto dubbio, che dalle immagini sembra chiaramente esserci, tra Schick e Marega, con quest’ultimo che sgambetta il centravanti romano proprio in area di rigore, a pochi secondi dal fischio finale. La Roma protesta platealmente, chiedendo a Cakir di andare al Var, senza però ottenere il risultato sperato: l’arbitro turco decide infatti di non avvalersi dell’on field review.
Spiegare cos’è successo non è complicato: gli assistenti al Var (a Cakir non è stato chiesto infatti di rivedere l’accaduto) hanno ritenuto il contatto tra i due giocatori magari falloso, ma non così vistoso da ritenere chiaramente sbagliata la scelta dell’arbitro turco.
Si conferma quindi il grande problema della Var, e dell’errato metro di giudizio: manca l’uniformità sulle scelte. In generale e a maggior ragione all’interno di una stessa partita, perché una sfumatura può far pendere l’asticella da una parte o dall’altra, con tutto quello che ne consegue. “Ci vuole tempo, in futuro il Var sarà perfetto”, ha detto un De Rossi deluso ma encomiabile per autocontrollo e saggezza.
Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani