La percussione in area di rigore, l’intervento duro di Cionek ma soprattutto il fallo di Felipe. Un rinvio lunghissimo e l’azione che riparte. La Fiorentina sbilanciata rientra a fatica, le chiusure di Laurini prima e Milenkovic poi sono da horror e la Spal passa nuovamente in vantaggio. Tutto questo nel giro di 35 secondi.
Nel cost to cost Viviano – Lafont succede praticamente di tutto ma quel che conta di più è il fischio che blocca i festeggiamenti della SPAL: quando alla tv si capisce che Pairetto è stato richiamato dagli assistenti per visionare l’azione precedente al gol, quella del presunto fallo su Federico Chiesa, i telecronisti Cravero e Borghi ma anche un qualsiasi osservatore distratto capisce quello che chiaramente sarebbe successo. Una prima volta, una decisione che segnerà un cambiamento, un qualcosa di difficile da credere quindi, ma quel fallo non necessita certo di troppi replay, anzi riguardandolo ci viene solo da domandarci come Pairetto abbia potuto far proseguire quell’azione molto più che sospetta già a velocità normale. Pochi secondi, sicuramente meno di trentacinque e il braccio del direttore di gara indica il dischetto e la telecamera passa frenetica dai festeggiamenti di Valoti e compagni allo sguardo concentrato di Veretout, incaricato a battere il rigore.
Da quel momento inizia la comprensibile, ma nemmeno tanto, caduta verticale della SPAL che tatticamente finisce col diventare uno schema impazzito, lasciare una prateria alla Fiorentina e subire dopo pochissimi minuti il terzo goal, quello che chiude i giochi per sempre. Termina 1 a 4, un risultato che a detta di tutti è condizionato dalla mazzata psicologica di quell’inedito intervento della tecnologia, ma che guardando la partita è veritiero più di altri: la Fiorentina domina le due frazioni di gioco per intero peccando come di consueto di una colpevole imprecisione sotto porta ed errori in fase di palleggio che possono costare carissimi. Un pressappochismo compensato da un gruppo unito e dal talento dei singoli.
A fine partita ad interrompere la carrellata di interviste è l’arrivo di Giancarlo Antognoni che come da giocatore, anche davanti ai microfoni brilla per quella personalità elegante che è di pochi: parla a nome di tutta la Fiorentina e lo fa proprio perchè obbligato da un’ingiustizia morale che la squadra non merita. Sottolinea garbatamente che in mix zone si è andati ben oltre il semplice commento a caldo. Un riferimento alle parole di Mattioli, patron della SPAL, che bolla Federico Chiesa con l’epiteto di “persona poco seria”.
Antognoni non pontifica e non invoca sanzioni, ribadisce soltanto che il rigore era solare e che il talento di un giocatore non può diventare la sua croce: essere veloci e tecnicamente dotati è un merito, sono caratteristiche che inibire è compito dei difensori che quando commettono fallo devono essere ovviamente sanzionati. “Se non lo riesci a prendere e fai fallo è rigore e potendo usufruire della VAR il direttore di gara è andato a visionare l’azione”. Antognoni è un uomo di calcio, di campo: uno di quelli che ha pagato care le conseguenze dell’essere difficilmente marcabile. Non si può fare a Chiesa la colpa di aver subito il fallo. E soprattutto non si può bollare un professionista e soprattutto una persona come “poco seria” per un rigore solare. Pairetto non è stato circondato da giocatori della Fiorentina, è stato richiamato al silent-check, sono altri gli atteggiamenti vessatori, le persone “poco serie”!
Possiamo parlare di un colpevole ritardo nella segnalazione, possiamo effettivamente dire che dopo una situazione così poco chiara l’azione doveva essere interrotta prima perchè un goal su un ribaltamento di fronte non è poi un’ipotesi così remota. Quindi per evitare tensioni, forse è giusto fissare una regola dove si pretende un certo tempismo nell’intervento degli assistenti a supporto del direttore di gara. E’ anche vero che se l’azione fosse partita in maniera regolare, fermando prima l’azione si sarebbe tolto alla SPAL la possibilità di passare in vantaggio. Insomma l’iter con cui si è svolta la decisione di Pairetto è giusto, ma visti i rischi forse è giusto modificare in qualche sfumatura il regolamento.
Resta il fatto che pesare le parole è fondamentale: un giocatore poco serio è quanto di più lontano possa corrispondere al profilo professionale di Chiesa, per il quale si usa più frequentemente l’aggettivo simulatore che bravo. Veloce, determinante. Uno su cui la Fiorentina vuole costruire le proprie vittorie nonostante c’è chi con lui giustifica le proprie sconfitte nonostante una partita passata a subire e un rigore nettissimo.
Photo by @AndreaMartini e @PaoloGiuliani