Ilaria Ranieri è la pallavolo a Firenze. 32 anni di carriera, molti da professionista e un amore senza confini per la pallavolo e per la città. Per Firenze e per il volley, Ilaria ha rinunciato a molti anni in serie A, ma non è mai uscita dai riflettori. Il tocco della nostra palleggiatrice è unico al mondo, delizia per gli appassionati e non solo. Ancora oggi, anche in Serie A1, purtroppo di palleggiatori così se ne vedono pochi.
Merito del DNA e delle tante ore passate in palestra ad allenarsi contro il muro, anche quando le altre compagne erano già sotto la doccia. Potrebbe apparire un sacrificio, in realtà Ilaria e la pallavolo hanno sempre vissuto in simbiosi.
Nella nostra città ha vestito la maglia della Romanelli in A1, la Figurella in A2, Cpf in B1. Ora, a 40 anni, è protagonista con la Liberi e Forti di un campionato straordinario. Un talento per la B2, con una condizione atletica da 20enne.
“Per giocare alla mia età ti devi allenare ancora più duramente, non mi posso più permettere di stare sotto un certo ritmo. Cerco di dare il mio massimo. Tre anni fa ho smesso per tre mesi, poi a gennaio c’è stata la chiamata della Sestese ed io ho risposta alla società che avevo smesso ma che sarei comunque andata a parlarci.. poi ho rialzato un pallone e ci si sono ricaduta. E’ difficile dire di no alla pallavolo”.
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- Perché avevi smesso?
Mi ero detto che avevo l’età giusta, ma mi mentivo. Appena ho avuto un’occasione mi è venuto naturale continuare: prima o poi dovrò smettere anche se in campo mi sento bene e sono felice. Sarà durissima perché zona 1 è il mio Mondo. - Naturalmente sei considerata ancora oggi una delle palleggiatrici più forti dell’hinterland fiorentino, arriverà mai il momento dove lascerai la pallavolo?
Sì. Ci sono tante esigenze in più…. Sono contenta di esprimermi a buoni livelli, ma io gioco anche in ruolo particolare; con gli anni acquisisci sicurezza, esperienza e la trasmetti anche alle compagne.
- Perché avevi smesso?
- Naturalmente la pallavolo rimarrà sempre nella tua vita, lo è già come allenatrice. Che differenza c’è tra stare dentro e fuori dal campo come coach?
Da allenatrice sono più razionale, devo insegnare e gli equilibri sono difficili. Da giocatrice sono libera, quando sono in campo mi sento realizzata, è uno dei momenti più belli della vita.
Perché è così difficile sostituire le campionesse della tua generazione?
Perché c’è meno indole al sacrificio. La pallavolo è uno sport difficilissimo e c’è bisogno di tanto lavoro in palestra. Alle più giovani manca anche il tempo…
Sei passata nel corso della tua carriera dalla Serie A alla Serie C senza né soffrirne né impegnarti meno, pensi che per chi sta fuori è difficile capirlo?
Io gioco a pallavolo, quello che c’è intorno non è la cosa più importante. Per me almeno non lo è, io amo questo sport… non una categoria in particolare.
- La Liberi e Forti è cresciuta tantissimo anche con le giovani…
Ci sono ragazze che hanno tanto entusiasmo e molto da offrire a questo sport. E’ un ambiente ideale dove migliorarsi. Altrimenti non si spiega il primo posto della passata stagione in Serie C e il secondo in B2 nel girone d’andata. Io cerco solo di trasmettergli sicurezza