(…)E infatti Christian Riganò non è stato soltanto un bomber per la storia della Fiorentina. E’ stato una certezza. La Serie A è finalmente una nuova storia da scrivere… ..
La stagione 2004/05 non è esattamente quella che si definirebbe una stagione semplice: l’inferno della Fiorentina è durato due anni, la risalita è stata più rapida del previsto e questo è fondamentale ma è altresì un elemento che complica l’assestamento della Fiorentina nell’ennesima nuova realtà. E così, come era successo la stagione precedente i viola devono fare i conti con tante difficoltà, in primis l’ennesima rosa completamente rivoluzionata. L’avvio è lento ma non disastroso, ma il 24 Ottobre, dopo un pareggio esterno contro l’Udinese, i gigliati perdono Emiliano Mondonico che decide di dare le dimissioni, stanco delle critiche asprissime verso una squadra che aveva solo bisogno di tempo e fiducia. Quando il DS Lucchesi lo accusa di aver sbagliato i tempo e di aver messo in difficoltà la Fiorentina, Mondonico replicherà netto che “Il vaso era colmo da tempo”.
Probabilmente ancora una volta aveva ragione lui: il suo non era stato un tirarsi indietro ma un voler dare la possibilità alla sua Fiorentina di andare avanti. Gli attaccanti quella stagione sono Valeri Bojinov, Fabrizio Miccoli, Enrico Fantini, Giampaolo Pazzini e Christian Riganò che ovviamente a livello realizzativo pagò lo scotto de primo anno in Serie A. La Fiorentina di quella stagione fece del suo meglio e raggiunse la salvezza matematica soltanto l’ultima giornata, battendo 3-0 il Brescia al Franchi grazie ai gol di Miccoli, Riganò e Jorgensen. Ricordatevi questo nome: un giocatore immenso quanto l’uomo, un possibile esubero che dopo essere passato alla Fiorentina a costo 0, diventò una delle colonne della squadra di Cesare Prandelli!
La sessione estiva di calciomercato del 2005 sancisce il primo vero terremoto dell’era Della Valle: cambia il direttore sportivo, addio Lucchesi e benvenuto Pantaleo Corvino che in primis si trova costretto a ridurre una rosa molto, troppo ampia. Angelo Di Livio come tutti i super-eroi capisce che il momento di fare un passo indietro è arrivato, la missione è compiuta, la Fiorentina saluta anche Riganò, passato all’Empoli e decide di non riscattare Miccoli e Maresca e non potendo trattenere Giorgio Chiellini, in prestito secco dalla Juventus, inizia a lavorare sui tre reparti. In panchina arriva Cesare Prandelli, bresciano, silenzioso e un passato piuttosto ingombrante con la maglia della Juventus. I nomi che arrivano e che fanno rumore sono quelli del portiere Sebastien Frey e Luca Toni. Gli estremi di una squadra. Un grande portiere e un grande centravanti che guidati da un grande allenatore portarono la Fiorentina a “riveder le stelle”. In attacco arrivano poi le conferme di Pazzini e Bojinov e il ritorno di Vryzas. Luca Toni arriva a Firenze per circa 10 milioni di euro dopo una trattativa serrata tra Pantaleo Corvino e Maurizio Zamparini.
Toni ha 28 anni e dopo l’ottima esperienza di Palermo di sente pronto al grande salto: no, la sua carriera non è esplosa da giovanissimo ma nonostante non sia stato particolarmente precoce diventerà uno degli attaccanti italiani più determinanti, chiudendo la carriera a a 39 anni nell’Hellas Verona, disputando 95 partite e segnando 48 goal. La stagione è da incorniciare: la Fiorentina ha un grande fuoriclasse, il gruppo, capace di stringersi per raggiungere l’obiettivo Champions anche quando Zalayeta rompe la tibia a Frey e lo costringe anzitempo a terminare la stagione. La Fiorentina a fine stagione si classificherà 4° potendo accedere così ai preliminari di Champions League, una partita che la squadra di Prandelli non potrà mai disputare a causa della penalizzazione arrivata dopo il processo per i fatti di Calciopoli. Con la Serie A in bilico e l’Europa cancellata sarà difficile per Corvino chiudere affari importanti nella sessione estiva di calciomercato…
Photo by @SebastienFreyOfficialPage e @LucaToniOfficial