Il 2019 presenta immediatamente una partita decisiva per la Fiorentina, gli Ottavi di Finale di Coppa Italia, una sfida secca, da dentro o fuori. Partita che a causa del nuovo regolamento sarà in trasferta, avversario il Torino di Walter Mazzarri. Mazzarri, toscano di San Vincenzo, ha un lontano passato da ex viola: due stagioni, dal 1979 al 1981, nella Primavera della Fiorentina e un fardello pesantissimo per chiunque, ossia quello di essere presentato alla stampa come “il nuovo Antognoni”. Non lo sarà.

 

Anzi la sua carriera lo vedrà soprattutto su campi di provincia e molto poco in Serie A: a 34 anni l’addio al calcio giocato, nel 1996 l’inizio della sua collaborazione con Renzo Ulivieri, altro “maledetto toscano”, per poi ricominciare ancora dalla provincia, la sua robusta gavetta da tecnico.
Acireale, Pistoia e poi il suo Livorno che addirittura riesce a riportare in Serie A dopo 55 lunghi anni, tre salvezze a Reggio Calabria di cui una oltre i limiti del miracoloso considerata la penalizzazione a -15 punti.
Nel biennio alla Sampdoria rimane su livelli molto alti, anzi alza l’asticella : arriva la qualificazione alla Coppa UEFA e una finale di Coppa Italia persa ai rigori. Probabilmente il tecnico si aspetta il grande salto e di comune accordo con il Club decide di terminare la sua esperienza in blucerchiato, ma la chiamata non arriva. O almeno non arriva immediatamente… nell’Ottobre del 2009 viene chiamato a Napoli a sostituire Donadoni (4 sconfitte in 7 partite): rimane 4 anni alla corte di ADL, con 2 qualificazioni per l’Europa League, 2 per la Champions (passerà il girone di ferro con Villareal e Bayern Monaco), un terzo e un secondo posto in campionato e un successo in Coppa Italia in finale contro la Juventus Campione d’Italia di Antonio Conte.

 

Nel 2013 Mazzarri sembra essere arrivato al top della sua carriera di tecnico quando firma per l’Inter che però per lui non sarà altro che un’infelice parentesi. Mai amato dal pubblico, dopo un quinto posto nella prima stagione, viene esonerato nella seconda dopo 11 giornate, sostituito da Roberto Mancini. Nel 2016 la decisione di lasciare il calcio italiano e provare l’esperienza in Premier dove però il problema della scarsa padronanza della lingua inglese lo penalizza. A Watford, Mazzarri non riesce a comunicare la sua idea di calcio e a fine stagione lascia.

E arriviamo a Torino. Nel Gennaio 2018 Cairo lo chiama a sostituire Mihajlovic, il resto è storia recente, anzi attuale.
Il calcio di Mazzarri è una ricerca di solidità ed equilibrio tattico, pochi fronzoli e molta sostanza. Mazzarri vuol dire 3-5-2, un modulo tattico che lo ha sempre contraddistinto. In fase di non possesso porta aggressività al pressing solo nella propria metà campo, abbassando la squadra dietro la linea della palla per creare densità, favorire i raddoppi di marcatura e cercare di togliere le linee di passaggio per le verticalizzazioni centrali. I laterali sono molto importanti nel gioco di Mazzarri, anche per finalizzare l’azione.

 

Christian Maggio è stato il giocatore che ha interpretato al meglio il ruolo, segnando oltre 30 goal tra Sampdoria e Napoli. In attacco Mazzarri ha sempre preferito abbinare a un attaccante centrale, forte fisicamente ma anche di grande mobilità, un trequartista, per dare meno punti di riferimento e favorire gli inserimenti da dietro. Cassano e Montella alla Sampdoria, Cavani e Hamsik al Napoli sono stati i migliori interpreti nel tandem d’attacco delle squadre di Mazzarri che negli ultimi mesi ha spesso ammesso di dover affinare gli automatismi tra Belotti e Zaza.

 

E a proposito delle sue dichiarazioni: Mazzarri anche nelle sue uscite più forti sembra sempre mantenersi a cavallo di un limite che finisce col mettere in difficoltà gli interlocutori. Non si capisce mai se pensa davvero quello che dice. Sicuramente non ha paura di dirlo! Che sia per lamentarsi di un errore alla VAR, un’ espulsione, dare o togliere meriti alla propria squadra, Walter Mazzarri non ha paura delle conseguenze. Bandito ogni politically correct con lui, ama rimarcare candidamente i suoi meriti, quando subentra alla guida di un squadra a campionato in corso non sempre ringrazia l’operato del tecnico precedente, anzi pare quasi sottolinearne i demeriti. E vuole sempre vincere. Anche in Coppa Italia!

 

 

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