Saggista e giornalista nato ad Agrigento ma residente in Toscana, Pippo Russo è professore di sociologia all’Università degli Studi di Firenze. Nella sua carriera per la carta stampata e il web ha collaborato con “Il Manifesto”, “Il Riformista”, “Il Fatto Quotidiano”, “Pubblico”, “Il Corriere della Sera”, “Il Messaggero” e “L’Unità”. Scrive per “La Repubblica”, “Panorama” e Satisfaction”.
E’ autore di numerose pubblicazioni, storie di uomini, di sport e di giornalismo, “Tic, eccessi e strafalcioni del giornalismo sportivo italiano”, “Sport e società”, “L’invasione dell’Ultracalcio. Anatomia di uno sport mutante”, “Il mio nome è Nedo Ludi”, “La memoria dei pesci” “La tribù e il talento. Traiettorie della cittadinanza nell’epoca della globalizzazione”, “L’importo della ferita e altre storie. Frasi veramente scritte dagli autori italiani contemporanei” e “Goal di rapina: come l’economia parallela sta divorando l’ex gioco più bello del mondo”.
L’ultima pubblicazione di Russo è un saggio decisamente interessante, attuale, analitico e a tratti irriverente dal titolo “M. L’orgia del potere. Contro-storia di Jorge Mendes, il padrone del calcio globale”, un libro dedicato al super agente portoghese e alla sua scalata ai vertici del calcio.
– Durante la trasmissione Sky Calciomercato ho trovato interessante una considerazione del giornalista Marco Bucciantini che riferendosi alle cifre proposte da alcuni Club cinesi per assicurarsi alcune stelle del calcio europeo e comparandole all’affare Pogba – Manchester United, ha detto “Questi sono soldi che sicuramente destabilizzano il nostro mercato ma sono comunque soldi che entrano nel calcio, a differenza dei milioni che invece finiscono nelle tasche dei procuratori come Raiola . Una considerazione al centro del Suo saggio….
Il calcio è diventato una realtà proiettata sempre di più verso una dimensione globale, una macchina che produce ricchezza e che si muove su cifre incompatibili ad una qualsiasi idea di sostenibilità. Si è creata una bolla finanziaria destinata ad esplodere. Un incubatore finanziario che negli anni ha ingrassato sempre di più la classe degli intermediari, che in realtà non sono più soltanto tali.
In effetti il procuratore adesso non si limita più a rappresentare gli interessi di giocatori e allenatori ma addirittura gestiscono altri intermediari e soprattutto entrano all’interno delle dinamiche societarie, partecipando a trattative e addirittura alle scelte di mercato dei Club. Considerando atipica questa ingerenza e decisamente importanti i loro cachet, viene da pensare che siano diventati una sorta di “male necessario”….
A mio avviso se le società volessero rifiutare questo nuovo sistema potrebbero. Magari in un primo momento ne pagherebbero qualche conseguenza ma alla lunga sarebbe il sistema calcio stesso a trarne importanti vantaggi. II super-agenti come Mendes sono diventati il motore del processo, la massima evoluzione di questa figura dell’intermediario che si inserisce nella trattativa tra i club rappresentando gli interessi del giocatore e anche i propri. Credo che non esistano “mali necessari” ma esclusivamente “mali” che in quanto tali vanno eliminati.
Un libro su Mendes: il primo procuratore ad avvicinare la sua professione e quindi il calcio stesso alla finanza internazionale. “Perchè proprio Mendes?” è una domanda alla quale esiste una risposta?
“Jorge Mendes è il personaggio simbolo della finanziarizzazione del calcio, della presa di potere degli intermediari. Certo non vi è una risposta precisa alla domanda sul perchè sia stato lui l’autore di questa rapida rivoluzione. Fino al 2002 Mendes è stato un comune agente FIFA con un passato anonimo nel mondo del pallone che ha poi saputo ben accreditarsi come un ottimo uomo di brokeraggio calcistico grazie anche all’appoggio del Porto, il Club portoghese con maggior peso specifico, basti pensare che faceva parte del cosiddetto gruppo dei G14 ossia le quattordici grandi società del Mondo del Calcio che influenzarono fortemente l’ultima riforma della Champions League. Certo esistono curiose coincidenze di interesse che uniscono la storia di Mendes al mondo della finanza come i forti investimenti che il Banco Espirito Santo fece nei diritti dei calciatori: praticamente tutti seguiti dall’agenzia di procura Gesti-Fute.
La cronistoria della scalata al potere di Mendes inizia appunto nel 2002, anno in cui la sua strada incontra quella di Cristiano Ronaldo.
Nel 2002 Mendes strappa la procura di Ronaldo al rivale numero uno ossia Josè Veiga che da lì vede iniziare invece la sua parabola discendete.
Appoggiato dai poteri forti, un giro d’affari che si fatica a stimare con precisione, un peso incredibile nelle decisioni dei giocatori e nelle strategie di mercato dei club. Jorge Mendes può definirsi un intoccabile?
Fino a qualche anno fa sicuramente si. O almeno, intoccabile in Portogallo. In realtà le ultime inchieste di ‘Football Leaks” sembrano dire il contrario. Le indagini su una presunta rete di conti offshore nel paradiso fiscale delle Isole Vergini a nome sia di Mendes che dei suoi più illustri assistiti (Ronaldo e Mourinho) è una notizia piuttosto recente. Ovviamente i diretti interessati hanno respinto ogni addebito, vedremo gli sviluppi dove porteranno.
Il Portogallo considerato quasi una realtà calcistica marginale rispetto alle grandi potenze di Inghilterra, Spagna, Italia e Germania è stato terreno fertile per un certo tipo di attività speculative?
Il Portogallo è un Paese di frontiera dove spesso si sono sviluppati gli interessi più oscuri grazie a scarsi controllo politici ed economici e un alto livello di connivenza dei poteri forti. Il Portogallo è un piccolo Paese con una struttura estremamente conservatrice e dove ricorrono sempre gli stessi nomi negli stessi ambiti.
Ci sono altre realtà per così dire “di frontiera”?
Certo sono molti i Paesi che possono essere “contagiati” da queste nuove logiche economiche che hanno colonizzato il Calcio: in primis i Peasi dell’Est che dagli anni Novanta sono stati pervasi da una nuova logica capitalista estrema e incontrollata. Poi Cipro, una piccola isola certo ma con una struttura che ben si sposa con le dinamiche della finanziarizzazione globale. L’Apollon Limassol è uno dei cosiddetti “Club ponte” ossia una società che negli ultimi anni si segnala per il possesso dei diritti economici di calciatori mai passati da lì e smistati in giro per l’Europa. Ma non a caso è controllata da personaggi molto vicini a Ramadani e Pini Zahavi.
Arrivano poi notizie non del tutto chiare sugli affari calcistici di Paesi come la Lituania e la più blasonata Olanda.
Con le dimissioni di Cesare Prandelli la stampa italiana ha dedicato più spazio a quello che è il caso Valencia una squadra in assoluta crisi di risultati ma non solo: se Prandelli lamentava di non essere riuscito a farsi una squadra che lo rappresentasse, non può certo dire diversamente il suo predecessore Gary Neville.
Il caso Valencia rappresenta una novità solo per chi non segue il calcio internazionale con un minimo di analisi: l’acquisizione del Valencia da parte della nuova proprietà non è che l’esempio di quando il calcio sia intossicato dalla finanza. Un passaggio di proprietà pilotato vero Peter Lim, originario di Singapore e noto in tutto il mondo della finanza internazionale per le sue speculazioni in campo edilizio e finanziario. Il finanziere aveva nella città spagnola grandi interessi, in primis legati ai lavori di ammodernamento dello stadio Maestalla (ristrutturazione che si è poi bruscamente interrotta per mancanza di fondi).
Lim ha inoltre rapporti molto stretti con la Doyen Sport, un controverso fondo d’investimenti che finanzia diverse squadre di calcio europee e fu già molto criticato ai tempi dell’ingaggio di Neville, che Lim conosceva fin dai tempi di Manchester e con il quale era socio in affari: possedevano infatti degli hotel insieme e la squadra di calcio del Salford City, un club della cintura metropolitana di Manchester reduce da un doppio salto di categoria. Per quanto riguarda Mendes l’unica cosa certa è il suo coinvolgimento come consulente di Lim ma è incontrovertibile che il Valencia è una squadra totalmente “mendesizzata” sia in campo che nei vertici societari, costituiti da uomini vicini al portoghese come per esempio Alexanko, responsabile della cantera e il direttore sportivo Jesus Garcia Pitarch.
Un altro escamotage utilizzato da alcune figure controverse del calcio mondiale per continuare a sfruttare l’economia del calcio per fini esterni è quello legato all’acquisto di club praticamente fittizi….
L’esempio più lampante è quello del club uruguayano Deportivo Maldonado, una squadra relegata alla Serie B con una media di 300 spettatori a partita ma dal quale sono passati giocatori importanti come Calleri, Alex Sandro, Toledo, Estigarribia e molti altri. Insomma un club dove far transitare i giocatori. In questo modo le terze parti, ossia gli agenti, diventano parti in causa, non soltanto un fronte con il quale limitarsi a trattare ma un attore reale con quale spartire un bel pezzo di torta.
All’inizio di questa intervista ha definito il calcio come un grande incubatore, una bolla speculativa destinata ad esplodere… Quali sono le prospettive?
Come ogni bolla economica anche questa è destinata ad esplodere, un po’ come accadde con i mutui sub-prime. I club cinesi in questo momento contribuiscono ad aumentare le dimensioni di questa bolla poiché agiscono senza alcuna razionalità. Certo ci sarà uno shock iniziale ma i tifosi non saranno quelli a soffrirne di più. I Club falliranno? Alcuni sicuramente si, ma ripartiranno. I club sono aziende e se non funzionano in modo virtuoso sono destinati a fallire: insomma in Scozia per debiti nel 2012 sono stati retrocessi ed esclusi dal campionato i Rangers Glasgow, una delle due società cardine del calcio scozzese. Meglio un fallimento, un ideale anno zero che una continua truffa. Bisognerebbe arrivare a una totale trasparenza sui contratti di compravendita e rinnovo dei calciatori e una epurazione: via tutto il superfluo, le speculazioni e le sovrastrutture.
Creare una nuova consapevolezza negli appassionati è una questione che pone molti interrogativi: l’informazione sportiva attuale è molto spettacolarizzata e retorica ma purtroppo priva di analisi….
Il giornalismo sportivo attuale è molto legato al gossip, alla notizia patinata. Per il 70% si tratta di calciomercato e l’informazione è data in modo sbagliato e deteriore poiché ribadisce la sostanziale impreparazione di molti giornalisti ad analizzare questioni che sono più profonde di come vengono presentante. Ad esempio vengono fatte molte cerimonie agli agenti FIFA, avvertiti non come coloro dai quali avere una notizia ma come “amici” ai quali elargire favori e dare visibilità.