SIENA – Una gara spettacolare tra polvere e fatica che rimanda ai tempi eroici del ciclismo di anteguerra, un continuo saliscendi senza un metro di pianura fra gli sterrati, con il paesaggio delle crete e delle colline senesi a fare da cornice alla corsa.
Dopo la pausa invernale riprende il grande ciclismo e torna la Strade Bianche, gara in linea che si disputa ormai di consueto nel primo sabato di marzo e che apre ufficialmente la stagione europea di ciclismo.
Un appuntamento atteso e imperdibile per tutti gli appassionati che anche quest’anno si sono dati appuntamento lungo gli oltre duecento chilometri del percorso, in particolare nei tratti in sterrato di maggior pendenza, capaci di infiammare la corsa e operare grande selezione in gruppo, e poi nell’incomparabile cornice di Piazza del Campo a Siena, da sempre sede di arrivo della corsa in pieno centro storico, al termine di un tratto in pavè e della breve ma durissima rampa di Santa Caterina.
Quest’anno si disputa la diciottesima edizione di una competizione nata nel 2007 come gara in linea per atleti professionisti, che nello spirito e in buona parte del tracciato riprende l’eredità dell’Eroica, corsa per cicloamatori ideata alla fine degli anni Novanta con il duplice scopo di rievocare il ciclismo dei pionieri e soprattutto di valorizzare la peculiarità delle “strade bianche” del territorio senese: un patrimonio storico da mantenere e tutelare, e da difendere dai pericoli della “modernizzazione”, come è stato fatto in Francia con le pietre dei settori in pavé della Parigi-Roubaix.
Il crescente successo e l’interesse riscontrato dalla corsa valsero un importante riconoscimento nel 2017, quando la Strade Bianche è entrata di diritto nel calendario mondiale WorldTour, affiancando alla gara maschile anche una gara femminile, oltre alla già esistente prova amatoriale.
Nonostante la sua giovanissima età se paragonata a quella delle altre “classiche” di un giorno, vere e proprie “decane” come la Milano-Sanremo o il Giro delle Fiandre, la Strade Bianche non ha nulla da invidiare alle gare storiche che hanno fatto la storia del ciclismo. La corsa con partenza e arrivo a Siena può vantare tutte le caratteristiche che assicurano una gara altamente spettacolare: un tracciato diverso ogni anno, con alcuni sterrati divenuti ormai “punti fissi” e altri settori che vengono di volta in volta variati e fatti ruotare in ciascuna edizione; la presenza costante di alcuni momenti chiave che per le loro caratteristiche non deludono mai, dando vita ad attacchi a ripetizione e tentativi di fuga; la natura del percorso, che si presta a diverse soluzioni dal punto di vista tattico e che può dare luogo a sorprese, sovvertendo talvolta i pronostici e i favoriti della vigilia.
Tutte caratteristiche che hanno contribuito a far crescere e sviluppare negli anni questa gara, in grado di unire doti di resistenza fisica e capacità di guidare la bicicletta su terreni estranei al ciclismo su strada a una spettacolarità sempre più richiesta nel ciclismo attuale per esigenze televisive, e che talvolta ha portato a “snaturare” alcune corse, per esempio le tappe dei grandi giri.
Nel giusto equilibrio fra passato e presente, fra ciclismo eroico e contemporaneo, la Strade Bianche si è oggi affermata come una gara di prestigio, autentico vernissage della stagione europea, ed è considerata da molti addetti ai lavori come la “sesta classica monumento.” Non a caso nel suo palmares figurano nomi di grandi campioni e di corridori di primissimo livello come Fabian Cancellara (attuale primatista con tre successi), Michail Kwiatkowski (due successi), Philippe Gilbert, Julian Alaphilippe, Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel e Tadej Pogacar.
Il clima di attesa, di festa, ma anche di tensione palpabile e di estrema concentrazione degli atleti e degli staff tecnici delle squadre si avverte fin dal nostro arrivo a Siena presso la Fortezza Medicea, dove è ubicato il villaggio di partenza. La pioggia della mattina ha lasciato il posto a un timido sole che fa capolino tra le nuvole, mentre prende inizio la gara professionistica femminile e una folla di curiosi e appassionati inizia ad accalcarsi nei pressi del palco del foglio firma e della presentazione delle squadre e a girare tra i numerosi stand degli sponsor.
Scendiamo ai piedi della Fortezza, nella zona riservata dove sono parcheggiati i pullman e le ammiraglie dei 25 team ammessi alla corsa: qui incontriamo giornalisti, fotografi, operatori televisivi, e poi un continuo via vai di direttori sportivi, addetti alla sicurezza, giudici di corsa, massaggiatori, meccanici, ex campioni come Philippe Gilbert che adesso lavorano nello staff delle formazioni in gara.
È un mondo animato da varie figure professionali, dove nulla viene lasciato al caso, e che ci fa capire cosa significhi per gli atleti e le loro squadre preparare una corsa come questa: c’è chi dà un ultimo controllo meccanico alle bici, chi carica le ammiraglie con le borracce e i rifornimenti da passare ai corridori nei punti prestabiliti del percorso, chi si ritira all’interno del pullman per il “briefing” prima della partenza in cui vengono decisi con gli atleti ruoli e tattiche da adottare.
Vediamo scendere l’intero Team Uae Emirates capitanato da Tadej Pogacar, favorito numero uno della gara, accolto con un boato da un gruppo di giovani tifosi dietro le transenne, e poco lontano salutiamo ciclisti italiani come Alberto Bettiol e Davide Formolo mentre si affrettano per raggiungere la zona di partenza. Dei 175 partenti, solo 105 giungeranno al traguardo, mentre quattro saranno esclusi perchè classificatisi oltre il tempo massimo, mentre i restanti abbandoneranno la corsa con il passare dei chilometri: un dato indicativo della durezza della gara che quest’anno, con i suoi 215 chilometri (lunghezza record per la manifestazione) prevede un percorso particolarmente esigente e insidioso.
Nel pomeriggio ci spostiamo sul tratto in sterrato del Monte Sante Marie, un punto chiave in tutte le edizioni della corsa, immersi nel verde e nel marrone dei prati e dei calanchi: siamo tra Asciano e Castelnuovo Berardenga, nel cuore delle Crete senesi, in un paesaggio di rara bellezza che anche in questa giornata invernale ma dalle temperature miti costituisce una scenografia perfetta per una corsa pronta ad esplodere.
Foto : Andrea Martini
Il silenzio iniziale dell’aperta campagna è rotto prima da un treno in lontananza, poi dal rumore sempre più frequente delle auto e delle moto di gara, segno che la testa della corsa è prossima al passaggio, infine dall’elicottero delle riprese televisive che iniziale a volteggiare sopra le nostre teste. Un breve acquazzone si placa proprio nel momento in cui sopraggiungono gli atleti: siamo fortunati, perchè proprio sul breve ma durissimo strappo al 16% su cui siamo posizionati, il campione sloveno Pogacar scatta e allunga su quel che resta del gruppo, dando inizio al suo straordinario assolo di 80 chilometri di fuga solitaria che lo porterà fin sul traguardo di Siena.
Da uno sterrato all’altro (sono oltre 70 i chilometri di “strada bianca” previsti per questa edizione), torniamo alle porte di Siena per assistere al doppio passaggio della corsa sullo strappo delle Tolfe: il canovaccio della gara non cambia, con Pogacar che transita per due volte con un vantaggio intorno ai tre minuti sui più immediati inseguitori, che si alternano in una lotta serrata valida però solo per i due gradini più bassi del podio. Ma a colpire sono le due ali di una folla colorata, festosa e variegata che si aprono ai lati della stretta strada al passaggio dei corridori, in un caos assordante di incitamenti, urla, applausi, campanacci: un “popolo” di tutte le età e dalle diverse nazionalità, tra intere famiglie con bambini, cicloamatori, gruppi sportivi dilettantistici, fan club di corridori, una famiglia con la maglia verdeoro e la bandiera del Brasile e poco lontano un altro gruppetto di tifosi colombiani.
Uno “spettacolo nello spettacolo” che coinvolge ed emoziona anche chi non “mastica” il ciclismo, una babele di lingue, una sagra di paese – immancabili le grigliate di arrosticini a bordo strada, offerti “al volo” alle ammiraglie e alle moto in corsa – una festa di sport tra bandiere, striscioni, cori, dove il pubblico premia lo sforzo, la fatica e l’impegno di tutti i corridori, dal primo all’ultimo, senza negare a nessuno applausi e grida di incitamento.
È proprio questa la magia della Strade Bianche: per un giorno una sconosciuta viottola di campagna si trasforma in un’arena a cielo aperto in cui centinaia di tifosi e appassionati sono assiepati per ore in trepidante attesa del transito degli atleti. E se per i corridori che passano nelle prime posizioni gli applausi vogliono premiare il coraggio, la forza, la determinazione e la concentrazione, per quelli che si sono già staccati e non hanno più nulla da chiedere alla corsa, transitando a oltre dieci minuti dal primo, gli incitamenti sono ancora più forti: non si tifa “contro” qualcuno ma “per” tutti gli atleti in gara che dopo duecento chilometri su una rampa di sterrato al 18% di pendenza sono ormai delle maschere di fatica, con le biciclette e le maglie da corsa macchiate dal fango, ma spinti e spronati dalla folla a non mollare e a tagliare il traguardo.
Il passaggio dell’auto di fine corsa segna il “rompete le righe generale” e tutti, in bici o a piedi, abbandonano la strada che viene così restituita alla sua quiete di tutti i giorni almeno fino alla prossima edizione della gara. E si torna a casa ancora emozionati, per una giornata di passione sportiva che ricorderemo a lungo, e che è stata resa ancora più eroica dal “folle volo” di Pogacar.
dall’inviato Andrea Capecchi e foto Andrea Martini