De Zerbi e Firenze. Se non fosse per l’anno di assoluta rivoluzione dentro e fuori la panchina della Fiorentina adesso occupata da Giuseppe Iachini, il nome del tecnico del Sassuolo era insieme a quello di Eusebio Di Francesco quello più accreditato a succedere prima a Stefano Pioli poi forse a Montella. Da ieri pomeriggio la notizia è comunque ufficiale: il tecnico bresciano e il Sassuolo andranno avanti insieme. Rinnovo firmato.
Un indimenticabile ricordo che abbiamo di lui al Franchi è legato alle parole di grande umanità pronunciate prima prima di Fiorentina – Benevento, domenica in cui la Serie A tornava in campo dopo la tragica scomparsa di Davide Astori: “Noi prepariamo le partite guardando i video dei prossimi avversari ma questa volta ho deciso di non farlo, perché nell’ultima partita della Fiorentina c’era Astori, e non potevo studiare moduli e idee tattiche e pensare che quel ragazzo non c’era più”. Addirittura De Zerbi affermò che nel caso in cui la Fiorentina non fosse stata pronta a scendere in campo, lui stesso non avrebbe mai schierato in campo la squadra.
Il Benevento di De Zerbi era una squadra capace di lottare fino alla fine: retrocessi praticamente da Ottobre quando la squadra registrò il record negativo di 10 sconfitte consecutive, dopo l’esonero di Baroni la squadra affidata a De Zerbi dimostrò fino a Maggio un abnegazione e un entusiasmo encomiabili. Per De Zerbi la resa non doveva passare dal rinunciare a giocare a calcio, anzi: nato a Brescia nel 1979, Roberto De Zerbi trasmette nel suo calcio passione e sperimentazione. Non vive per il risultato, non lo ossessiona la sconfitta ma lo indispettiscono le squadre senza un’organizzazione di gioco, senza un’anima: insomma non vive i condizionamenti con cui spesso i colleghi convivono.
Questa filosofia gli è valsa encomi di tutto rispetto, lo stesso Pep Guardiola lo scorso Ottobre parlando del calcio italiano aveva spiazzato tutti saltando a piè pari i Club più blasonati e dichiarando: “Quando vedo giocare il Sassuolo mi da l’idea di un calcio molto propositivo”.
De Zerbi è un uomo d’onore: durante la sua esperienza a Foggia lo contatta di il Crotone che gli offre un importante salto di qualità che però lui rifiuta: c’è una missione da portare a termine, un sogno che purtroppo sfuma con la seconda finale play off per la Serie B persa. Una sconfitta che non fa scemare il grande interesse che molti Club hanno per lui ma che lui garbatamente rifiuta per prolungare con il Foggia fino al 2019. Una soluzione che sembra stabile, un progetto che sembra condiviso ma che si interrompe bruscamente nell’Agosto 2016 per divergenze inconciliabili con la Presidenza che porteranno alla risoluzione del contratto il 2 Settembre.
La sua idea di calcio è fortemente identitaria, offensiva, spesso disegnata su un sistema di 4-3-3 e votata al possesso palla e alle ripartenze veloci per le quali sono determinanti uomini con caratteristiche ben precise! Non ha paura delle missioni impossibili ma ha bisogno che il mercato segua anche le sue direttive, delle sfide anche dal punto di vista umano, considerando che il suo primo Presidente in Serie A è niente poco di meno di Maurizio Zamparini, un intenditore di calcio dall’esonero facile. Una società dove vi era grande contestazione e dove il direttore sportivo non era molto “collaborativo” in chiave mercato: in un intervista alla Gazzetta dello Sport De Zerbi ha proprio tracciato le differenze tra l’approccio di Vigorito e quello di Zamparini.
Il suo nome è stato vicino alla Fiorentina proprio per la necessità che il Club viola aveva di ridare alla squadra un’identità tecnico-tattica ben definita. Bravo a gestire squadre anagraficamente giovani soprattutto per l’entusiasmo che sa portare nello spogliatoio, ad appena 40 anni De Zerbi unisce ad un’esperienza già ragguardevole un bagaglio di idee destinate sicuramente a stupire. Se il Sassuolo gioca a sua immagine, la Fiorentina sta lavorando per essere a sua volta l’emanazione di un’idea tattica che nelle ultime giornate è stata fortemente compromessa anche dalla sfortuna: questo ovviamente potrebbe avvantaggiare i neroverdi, una squadra che comunque si è dimostrata mai doma, pericolosissima soprattutto quando riesce a mantenere ritmi alti ma piuttosto incapace amministrare e di gestire i momenti di maggior pressione, un difetto che lo stesso De Zerbi ha più volte sottolineato dopo ogni sconfitta: “Quando andiamo in difficoltà non reagiamo come una squadra di calcio. Questa squadra la sento comunque mia al 100% e mi prendo la responsabilità di quanto sta succedendo. Intervenire dal punto di vista psicologico è la cosa più complicata. Il calcio è bello perché c’è sempre una partita successiva”
E dopo la notte dell’ìOlimpico, verrebbe proprio da dire “Menomale!”
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