La prima volta che intervistai Emiliano Mondonico mi parlò dell’oratorio del suo paese, Rivolta d’Adda e in una polo viola. Era l’inizio della sua storia d’amore con la Fiorentina. Ben lontani dall’epoca del calcio in televisione, un bambino originario della provincia di Cremona si appassiona ai colori di una città lontana e decide che quella sarebbe stata la sua squadra del cuore. Probabilmente Emiliano Mondonico aveva già capito che il suo modo di vivere il calcio molto avrebbe assomigliato a quello dei fiorentini: appassionato, anarchico, senza alcuna paura di essere impopolare e capace di dimostrare un amore immenso soprattutto nei momenti peggiori.
Come giocatore Mondonico è dotato di grande talento ma anche di un caratterino niente male: non fa calcoli, non si morde mai la lingua e a volte questo lo penalizza. Sicuramente non gli regala la carriera che il suo bagaglio tecnico gli avrebbe garantito. Ma poco importa perchè questa sua complessità lo renderà un allenatore straordinario, un grande comunicatore, un maestro di calcio per i giovanissimi.
Le sue gestioni tecniche a volte sono autentici miracoli: ogni parola spesa a parlare della sua Cremonese, del suo Torino sarebbero una goccia nell’oceano. La realizzazione di traguardi sportivi che per tutti gli altri sarebbero stati sogni. “Non bisogna sempre pensare al peggio. Anzi, ci si deve preparare al meglio, a veder realizzare i propri desideri, quello per cui si è duramente lavorato….”
Un uomo fermo, per bene ed estremamente concreto. Quando arrivò a Firenze la sua squadra del cuore era in una situazione di classifica difficile, non era attrezzata per la categoria a casa della repentina sentenza di ripescaggio in Serie B a pochi giorni dall’inizio del campionato e dalla chiusura del calciomercato. La sua esperienza e la sua competenza lo avrebbero dovuto spingere a guardare la realtà negli occhi, lavorare per raggiungere una tranquilla salvezza e pensare alla stagione successiva con metodo. Ma è il cuore di tifoso a prevalere sul resto. Andiamo in Serie A, provarci è un dovere e il fallimento non è contemplato: il suo grande merito è quello di infondere fiducia nel gruppo, riportare leggerezza nello spirito dei giocatori dai quali però pretende tutto. La Serie B è un campionato difficile, pensare di ottenere la promozione solo perchè “siamo la Fiorentina” è l’errore più grande che il gruppo e la piazza possano commettere. E’ una battaglia che va portata avanti centimetro su centimetro e dove non sono contemplati errori.
Ce la farà. Ce la faremo. In uno spareggio difficilissimo reso ancora più difficile dall’assenza di Christian Riganò, dall’inferiorità numerica e dalla paura di ricadere nel baratro. Credo che per Serse Cosmi, Kalak, Gaucci e per utti quelli che giocavano nelle file del Perugia, guardare a quella partita per lo meno con obiettività sarà per sempre difficile. Il calcio sotto certi aspetti è un gioco dai finali atroci, ma sotto altri è molto meritocratico.E’ vero, non sempre vince chi gioca meglio, chi è più forte ma vederci lungo è fondamentale. Emiliano Mondonico contro il Perugia si esibisce in una lezione di calcio. Poco dopo arriverà anche quella di vita. “Ha trionfato la squadra del mio cuore, ma se serve sono pronto a fare un passo indietro”.
Far seguire i fatti alle parole, essere coerenti, avere una parola sola. L’insegnamento del Mondo rivive nelle parole dei suoi giocatori, di coloro che da sempre lo reputano determinante per la loro crescita: Vieri a cui ripeteva di non abbattersi mai “devi pensare a segnare, a stare in area di rigore e aspettare la palla giusta”, Riganò per il quale il Mondo è sempre lì, sul campo del Franchi con la felpa legata in vita a contare i giocatori in dialetto prima di iniziare l’allenamento. Quegli allenamenti che sembravano fatti per divertirsi ma che poi risultavano essere determinanti quando contava davvero, proprio come racconta Gianluca Vialli: “I suoi allenamenti avevano una qualità particolare, lo capivi durante la partita. E guidare una squadra non di vertice lo esaltava, non aveva paura delle difficoltà o di partire sfavorito”
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