La Viola di Vincenzo Montella, dopo quattro sconfitte consecutive, ritrova un piccolo sorriso, riacciuffando l’Inter negli ultimi minuti e riconquistando così il tanto agognato punto in campionato. Un punto che smuove la classifica, ma che lascia la Viola al tredicesimo posto in classifica: la zona retrocessione è distante soli 4 punti.

Un pareggio che però, se a livello di classifica regala ovviamente un solo punto, a livello d’umore offre molto di più: proprio perché arrivato all’ultimo minuto, nella situazione più difficile della stagione e contro la prima della classe. Un pareggio che però non cancella niente, né la prestazione piuttosto opaca né le pesantissime sconfitte precedenti: un buon punto non può infatti risultare sufficiente per dimenticarci ciò che è successo nell’ultimo mese di campionato.

La Viola si conferma comunque “grande” con le grandi: è infatti l’unica squadra di Serie A ad essere riuscita a “rubare” punti preziosi alle due squadre pretendenti al titolo. Ciò evidenzia sicuramente la qualità e la benevolenza del lavoro offerto in preparazione ai grandi big match.

Un fatto che evidenzia però anche altri fattori, facilmente evidenziabili. La forza della squadra di Montella, nelle sfide coi big, sta infatti in buona parte nella scelta del modulo tattico: quel 3-5-2 tanto caro all’allenatore partenopeo. Questo modulo rende la squadra Viola fortemente organizzata in fase difensiva, soprattutto a livello numerico: contando i due esterni infatti, Montella crea una vera e propria linea a 5 davanti a Dragowski. Questa scelta regala solidità al reparto, e descrive perfettamente l’idea di fondo dell’allenatore: questo modulo dà infatti enorme prevalenza alla fase difensiva, concedendo il pallino del gioco all’avversario, in modo da giocare quindi di rimessa con l’intento principe di far male solo attraverso le buone individualità presenti in rosa.

Una tattica che, visti i risultati, funziona alla perfezione: ma una tattica che, sempre visti i risultati, funziona però solo in determinate condizioni. Il 3-5-2 Montelliano non è infatti adatto ad avversari medio-piccoli, ossia a sfide in cui il gioco è necessario imporlo, e non “subirlo”. Gli esempi sono chiari, come ad esempio le pesanti sconfitte con Verona, Sassuolo e Lecce. A differenza di Juventus e Inter infatti, queste squadre non hanno alcuna intenzione di assumere il controllo del gioco, ma anzi iniziano la partita già con una spiccata ed evidente filosofia remissiva: alla Viola apparterrebbe quindi il compito di prendere in mano gli equilibri dell’incontro, e qui iniziano le grandi difficoltà. La squadra, con tale modulo, si ritrova con soli due uomini (più Castrovilli) alla ricerca della giusta giocata per incunearsi fra le due linee avversarie, cercando sempre (e quasi esclusivamente) le solite giocate individuali: ciò però, contro squadre capaci di disporre 8/9 uomini dietro la linea di palla, non può risultare sufficiente. La squadra assume così una condizione di prevedibilità evidente, che porta la difesa avversaria ad annullare quasi completamente il reparto offensivo gigliato: i due attaccanti vengono infatti raddoppiati (e certe volte anche triplicati) sistematicamente, ed i gol non arrivano.

La sfida di ieri ha quindi evidenziato soltanto ciò che era già chiaro, e non ha assolutamente tracciato la retta via: il 3-5-2 rende la Viola “grande” fra le grandi, ossia in sfide dove gli avversari sono disposti a lasciare spazi, ma per le sfide contro squadre ben più chiuse e coperte, pronte a difendere ad oltranza, saranno necessarie ben altre idee.