Se l’ambizione di un giocatore, la determinazione nel pretendere il meglio, la voglia di far parte di un progetto importante e competitivo fin da subito fossero qualcosa di cui avere vergogna, beh certamente quello ad avere un problema non sarebbe certo Federico Chiesa. La vera questione da chiarire il prima possibile, l’unica che dovrebbe, anzi deve spaventare il Club non è il “cosa” Chiesa potrebbe richiedere ma riguarda il “come”. Federico Chiesa è fiorentino e queste radici, questa sua pura “fierezza gigliata” è il motivo che ha spinto i tifosi viola a credere che in quel ragazzo ci fosse la scintilla dell’amore. Firenze per Chiesa ha tolto la maschera, ha deposto la la diffidenza che ha sempre in qualche modo contraddistinto il suo rapporto con Federico Bernardeschi il quale anche nei momenti di maggior entusiasmo è sempre stato ammirato come una ottimo giocatore ma ben lontano dall’essere visto come “uno di noi”. “Prende la 10 per sé stesso non per la Fiorentina” si disse di lui. Si disse bene perchè la sua storia è proseguita dove in teoria mai avremmo creduto, ma dove in pratica non ci ha molto stupito vederlo approdare.
Ecco, adesso l’ambizione di Chiesa vale come quella maglia numero 10. E’ per a Fiorentina o per sé stesso? Tra le doti dei grandi giocatori ve ne una che il campo, l’esperienza e l’ambizione difficilmente possono allenare: la personalità. Nelle grandi storie d’amore calcistiche piazze e campioni spesso si sono trovati davanti a fratture importanti, bivi, scaramucce esasperate dalla stampa, silenti malesseri esplosi improvvisamente. I 9 meravigliosi anni di Batistuta a Firenze sono stati fatti anche da questi momenti, anzi proprio su questi scontri, su certi “out.out” la Fiorentina ha avuto modo di costruire la strada verso vittorie e traguardi importanti. Batistuta era solito fare bilanci, tracciare una linea e valutare quanto lui stesso e la squadra avevano fatto e potevano fare.
Naturale voler crescere, umano sognare ma obbligatorio essere realistici e richiedere al Club i giusti mezzi per provare a raggiungere i traguardi più ambiti. Ci sono stati finali di stagione realmente complicati, campionati che si chiudevano con le telecamere e microfoni pronti a rincorrere il numero 9 viola che senza troppi giri di parole avrebbe con grande fermezza, detto la sua. Quelle parole così dure non erano uno sgarbo contro tifosi, ma un gesto di rispetto, un farsi anche loro portavoce. A distanza di 20 anni possiamo affermare con grande serenità due cose: la prima è che Batistuta difficilmente sbagliava le proprie considerazioni, la seconda è che la priorità di Batistuta rimaneva sempre la Fiorentina. Solo i grandi giocatori sono capaci di questo: anteporre al proprio ego un progetto, pensare che nessun talento è grande quanto un gruppo compatto e competitivo, sostenuto da una tifoseria soddisfatta.
Per Chiesa o per la Fiorentina? Sta a Federico deciderlo. I tifosi e Rocco Commisso hanno già fatto la loro scelta. Sicuramente il futuro che il Club sogna per Firenze deve passare necessariamente da un progetto tecnico migliore di quello attuale, lecito da parte del giocatore volere della garanzie ma altrettanto giusto sapere quelle che sono le vere intenzioni di un ragazzo che si ritiene e che la Fiorentina ritiene, importante.
Chi dice la sua non è un nemico. Se le due parti stanno realmente guardando nella stessa direzione pur avendo due punti di vista diversi, allora questo dialogo non potrà che giovare al futuro della società, ponendo basi importanti, rendendo il giocatore un leader da volere in battaglia e non solo un gioiello da blindare in cassaforte. Se così non fosse, meglio non perdere tempo e parlar chiaro!