Da Corvino a Pradè, inutile negarlo, il cambiamento è stato veramente radicale: una vera e propria rivoluzione per quanto concerne la gestione del capitale finanziario, e conseguentemente degli acquisti. Ciò si può facilmente evincere dagli ultimi due sessioni di mercato estivi dei due direttori della società di Viale Fanti.

La comparazione è infatti facilmente realizzabile, proprio perché entrambe le sessioni hanno un fattore (il più importante) in comune: il rapporto monetario entrate/uscite praticamente prossimo al pareggio di bilancio, includendo ovviamente i prestiti con obbligo di riscatto.

Se quindi, sotto l’aspetto economico, le due sessioni assumono valori simili, è sotto l’aspetto della ricerca dei giocatori che la gestione risulta totalmente opposta. Un cambio radicale è infatti evidente nella mission con cui hanno svolto il calciomercato l’attuale e il precedente Dg Viola.

L’obiettivo di Corvino era quello di ringiovanire la rosa, puntando quasi esclusivamente su giovani in possibile rampa di lancio. Le acquisizioni di Lafont, Hancko, Norgaard e Vlahovic, oltre ai prestiti di Pjaca, Gerson ed Edmilson Fernandes miravano esplicitamente ad un solo obiettivo: la creazione di una rosa giovane, anzi giovanissima (la seconda più giovane a livello europeo nei top-campionati), puntellata da una miriade di scommesse, di cui era complicato prevederne l’esito.

Vere e proprie scommesse, con la gran parte di loro alla prima vera esperienza nel grande calcio. Con l’arrivo di Pradè il copione è però cambiato radicalmente. La strategy dell’era Della Valle-Corvino è stata definitivamente soppiantata da un progetto più realistico, più concreto e soprattutto più immediato.

La nuova dirigenza ha continuato ad attribuire una posizione di livello agli investimenti sui giovani, come si può evincere dall’acquisizione di Bobby Duncan o quella di Pedro, ma in modo molto diverso. La modifica radicale infatti tocca due punti precisi: il primo, riguardante l’esperienza, il secondo riguardante l’inserimento in rosa, oltre a giovani di prospettiva, di calciatori dall’esperienza internazionale e decennale.

L’obiettivo, di Pradè, ampiamente raggiunto sulla carta, è stato infatti quello di creare un collettivo composto da giovani affiancato da giocatori dalla spiccata esperienza. Occhio però, l’investimento sui giovani praticato da Pradè è estremamente diverso rispetto a quello di Corvino.

Le “scommesse” di Pradè non sono stati “azzardi”, bensì investimenti – quasi – sicuri. Pradè ha infatti affidato ruoli chiave della squadra a giocatori sì giovani, ma con già qualche esperienza pregressa in Serie A: ad esempio Dragowski in porta, dopo l’esperienza empolese, o Lirola, dopo lo straordinario anno col Sassuolo. Oltre a questo, come detto antecedentemente, ha inserito nella rosa “l’usato sicuro”, ossia quei giocatori dal rendimento estremamente affidabile, in grado di trasmettere nozioni fondamentali ai giovani presenti in rosa e di regalare prestazioni di livello immediatamente, permettendo così ai giovani un processo di crescita più ampio e continuo. Ecco che Sottil può quindi crescere e migliorare sotto la protezione di un eterno fuoriclasse come Ribery, e come Milenkovic non può che apprendere dall’esperienza e di Caceres.

Giovani affiancati da esperti, è stato questo il vero mantra: puntare sì su Castrovilli, ma affiancandolo a giocatori dal rendimento “certificato”, come Pulgar e Badelj, date le numerose stagioni già disputate in A.

Un cambio radicale, che dovrà porre le basi per la Viola che verrà: giovane, ma assolutamente non inesperta.

 

Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani.