Daniele De Rossi voleva giocare ancora. E per “giocare” Capitan Futuro intendeva ovviamente difendere, amare e vestire i colori della Roma. Anzi, penso sia sbagliato parlare al passato. Nel cuore di Daniele De Rossi questo dogma non può che rimanere immutato. La Roma ma non questa Roma. Non possono essere questi gli uomini che negli anni De Rossi ha rappresentato nel Mondo. Non può essere questa la società per cui ha fatto rinunce importantissime, a cui ha scelto di credere oltre ogni ragionevole dubbio.

Se è difficile immaginare l’amarezza di De Rossi nella gara contro il Parma, l’ultima all’Olimpico in maglia giallorossa, credo sia impossibile capire l’ansia e il dolore provati nei mesi in attesa di una telefonata. La telefonata. Quella in cui i vertici del Club lo invitavano a discutere il prolungamento del suo contratto. Non essere più al centro del progetto? Ci aveva pensato Daniele. Gli anni passano, anzi per chi sul campo lascia tutto sé stesso senza risparmiare nemmeno una goccia di sudore passano anche più velocemente. Gli infortuni non hanno sicuramente aiutato: ma quando sai che ogni tuo acciacco deriva da quella cieca abnegazione che ti ha portato a non tirarti mai indietro, pensi che qualcosa ti sia dovuto. Almeno quella telefonata.

Ogni ultimo disperato contrasto della Roma porta il nome di Daniele De Rossi. Non vogliono continuare con te? Beh sicuramente chiameranno almeno per informarmi di questa decisione. De Rossi ha addirittura ammesso di aver pensato lui stesso a delle fantasiose formule di rinnovo che paradossalmente permettessero agli uomini di Pallotta di non rimpiangere i soldi spesi per trattenerlo. Poi deve essere successo qualcosa… De Rossi ha capito che la Roma meritava di essere messa prima di lui, ma chi lo trattava in questo modo no. Lo doveva a sé stesso.

Lo doveva a chi lo ama. Al primo dei suoi tifosi, il padre Alberto, che ha saputo essere freddo e obbiettivo nel momento più difficile ossia quando c’è stato da esporsi per lui proprio con il Club. Per ammissione stessa di Luciano Moggi, nell’affare che avrebbe portato Davids alla Roma, Aquilani e De Rossi erano i pallini dell’allora numero uno bianconero. “Avevo chiesto 13 miliardi più questi due giovani. La Roma stava per darmeli. Poi qualcuno si decise ad andare a vedere come giocavano…”.

Non solo la Juventus in questi anni dietro a De Rossi che da Campione del Mondo avrebbe potuto dire di sì ai progetti più ambiziosi e potenti d’Europa. Un addio che soprattutto negli anni più complicati dell’ “era Sensi” sarebbe stato accettato con buona pace della società che con una cessione del genere si sarebbe riempita oltremodo le tasche. Logica per tutti ma innaturale per Daniele, tifoso e innamorato prima di giocatore.

Quello che Daniele De Rossi ha rappresentato per la Roma merita il rispetto e la delicatezza che merita la sofferenza di un giocatore che ha visto quella storia completamente cancellata proprio da chi porta il nome della squadra del suo cuore.

Firenze per ricominciare? La cosa sicura è che nemmeno per sogno sarebbe una scelta di comodo. Quando hai l’agonismo e la tempra di De Rossi è difficile che le tifoserie avversarie ti apprezzino. In fondo rispettato certo ma aver come avversario Daniele De Rossi è qualcosa che a volte può tirare fuori reazioni e cori non così sportivi. Rinnegare il passato sarebbe incoerente. In realtà con Firenze la resa delle armi è avvenuta un anno fa quando il Capitano giallorosso per primo espresse la sua solidarietà alla Fiorentina sulla questione “Fascia”.“Metterò la fascia della Lega solo per rispetto di Astori”

Umano, coraggioso, sincero. Ancora una volta.
Se un uomo del genere sente di avere ancora qualcosa da dare al calcio, probabilmente fidarsi della sua sensazione è l’unica cosa legittima da fare. Non importa essere romanisti per capire la grandezza di De Rossi.

Se ci saranno le condizioni giuste, in risposta al grande dolore, De Rossi sceglierà il riscatto. La strada dell’orgoglio e dell’impegno. Il rischio di non essere all’altezza, di dimostrare al mondo che quelli ad aver ragione erano loro. De Rossi e la Fiorentina non hanno scelto la strada semplice. Firenze sa bene cosa significa avere una “Bandiera”, quindi se saprà rispettare la storia di De Rossi e farsi casa del suo presente non potrà che accadere qualcosa di buono: del resto, abbiamo ancora negli occhi l’immagine di quella squadra impaurita e immobile nella propria incapacità di agire che per poco non è scivolata nel baratro della Serie B. Ecco, un uomo come De Rossi nello spogliatoio, uno che fermo non ci vuole stare, è un ottima medicina a quel sentimento di impietosa immobilità.

 

 

 

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