Le abbiamo pensate tutte. Le probabili combinazioni, i possibili stati ‘animo che si rincorrerebbero al Franchi questa sera in caso di clamoroso vantaggio dell’Empoli o, orrore, orrore, nel caso in cui il Genoa segnasse per primo. Abbiamo guardato per tutto il campionato distrattamente alla formazione del Genoa, una rosa che adesso rischiamo di aver imparato a memoria.
Scrutiamo con lo sguardo i nomi a disposizione di Cesare Prandelli per capire chi tra loro ha le caratteristiche per poter colpire la difesa della Fiorentina, fisico per svettare sui calci piazzati, fantasia per trovare la giocata personale. Abbiamo preparato mentalmente questa partita sapendo che lo sforzo da non fare era quello di preparaci mentalmente ad affrontare il peggio.
Tra i presenti oggi al Franchi c’è chi questa situazione l’ha vissuta soltanto di striscio assistendo magari su Sky a quella trasferta a Lecce dove la Fiorentina dell’esonerato Delio Rossi firmò con un goal di Cerci la salvezza. Facendosi raccontare quei novanta minuti infernali contro il Brescia del Maggio 2005 dove la Fiorentina doveva vincere e sperare. Due situazioni tremende, ok, ma le squadre erano di fatto mediocri, appartenevano a quella zona grigia nella quale è utopistico coltivare ambizioni europee ma altrettanto difficile è prevedere di dover lottare per non retrocedere.
Chi ha vissuto la Fiorentina del 2002 ha invece “il fegato” leggermente più allenato. Una squadra che sembrava voler retrocedere e che nonostante l’impegno incondizionato di tre o quattro singoli, abbandonò la nave quando gli stipendi iniziarono a tardare. Gli uomini che pochi mesi prima avevano alzato la Coppa Italia che prendono schiaffi a colpi di tre da Bologna, Piacenza, Lecce, Perugia e Brescia. I presenti al Franchi del 1993 sono invece dei “sopravvissuti” che ancora faticano a raccontare le dinamiche di quella retrocessione. Una squadra costruita aspirando alla zona alta della classifica che quando ci fu da compattarsi per non retrocedere non riuscì nell’impresa di allontanare la paura. Un riferimento inquietantemente attuale.
Questa sera sarà necessario mettere da parte l’amarezza per quel che poteva essere e non è stato. In primis perché potrebbe accadere molto di peggio. Andare allo stadio per tifare, sostenere la squadra per i colori della maglia e non per chi la indossa. Il mercato farà il suo corso. L’asset societario che tanto ha diviso Firenze negli ultimi anni, da domani potrebbe essere tutto cambiato, un motivo in più per trovare un fronte comune e non un nemico.
Domani mattina potrebbe essere tutto diverso, forse drammaticamente. Quindi forza e cuore. Comunque vada Firenze non deve permettere di non riconoscersi. Come sempre deve sapere di aver fatto tutto il possibile per difendere la sua squadra.