Un punto per mettere il punto. La Fiorentina al Tardini vuole cacciare via la giustificata paura di veder apparire al Franchi fantasmi nerissimi prima del match contro il Genoa, un’altra squadra impantanata in una zona di classifica piuttosto antipatica.
Lontani i tempi in cui si facevano calcoli e previsioni sul piazzamento in Europa League di una Fiorentina che poteva raggiungere un obbiettivo a cui era effettivamente lecito pensare, che poteva addirittura stupire e che invece non è mai riuscita a trovare quella continuità necessaria per organizzare la conquista di un obiettivo. La Fiorentina della prima gestione Montella era una squadra che proprio sulla sua identità di gioco era capace di costruire nel corso della stagione la propria fortuna, arrivando a giocarsi il proprio destino nelle ultime giornate dove effettivamente potevano sempre arrivare bellissime sorprese. Purtroppo così non è stato ma i fatti raccontano di una mancata qualificazione Champions piuttosto discutibile (vedi Siena-Milan) nel 2013, una finale di Coppa Italia nel 2014, una Semifinale di EL e di Coppa Italia nel 2015, stagioni queste in cui i gigliati sono comunque sempre arrivati in zona Europa. Un calcio costante, un modo di giocare in crescente evoluzione ma forte di idee e di uomini che formavano un fronte compatto.
No, questa non è la Fiorentina di Montella e forse nemmeno quella di Pioli. Questa squadra si è trasformata in un ibrido stanco e svuotato in cui Firenze non si riconosce in alcun modo. Con il raggiungimento della salvezza andrà obbligatoriamente trovata una soluzione di continuità che garantisca alla piazza di tornare ambiziosa e soprattutto compatta, una condizione che manca da troppo tempo e sulla quale ovviamente adesso influiscono i clamorosi risultati della ultime settimane horror.
La scelta di Montella dopo le dimissioni di Pioli ha fatto lecitamente sperare in un’inversione di marcia del Club che avendo chiarito le divergenze con il tecnico si sarebbe dimostrato finalmente convinto a rilanciarsi, creando finalmente un progetto tecnico non solo sperimentale, così come accadde nell’estate 2012. Ci aspettavamo che Montella non avrebbe fatto sconti, lui così chiaro nel 2015 con Della Valle e così chiamato in prima persona ad una prova senza appello dopo le ultime travagliate stagioni a Milano e Siviglia.
Se la Fiorentina è ancora una squadra lo vedremo domenica quando ci sarà da tirare fuori orgoglio, gioco, concentrazione e “decenza” considerato che anche al Tardini i tifosi non faranno mancare il loro appoggio. Per capire se la Fiorentina sia anche supportata da una società presente e vogliosa di crescere e non bloccata in una situazione di eterno stallo, dovremo aspettare Giugno. Ma non un giorno di più.