Un sabato sera di Gennaio dove a Firenze l’entusiasmo schizzò così prepotentemente alle stelle da alzare in un attimo la temperatura di un inverno piuttosto rigido. La Fiorentina dell’Imperatore Fatih Terim affronta il Milan di Zaccheroni e di Shevchenko, capocannoniere della stagione precedente.
La questione “cannoniere” per i viola è piuttosto delicata in quel preciso momento storico: Gabriel Omar Batistuta dopo 9 stagioni in maglia gigliata ha da pochi mesi lasciato il Franchi partendo alla volta di Roma e per i tifosi pensare ad un altro numero 9 è praticamente un dolore. Non potrebbe essere altrimenti. Un alternativa naturale a Batigol non esiste al Mondo ma per fortuna il tecnico della Fiorentina non aveva avuto modo di abituarsi al lusso di avere dalla sua parte un giocatore così straordinario: Fatih Terim arriva a Firenze nell’estate del 2000 dopo il biennio firmato Trapattoni, quello in cui la Fiorentina aveva davvero sfiorato il sogno. Ad appena 48 anni è già una leggenda nel suo Paese, la Turchia, dove ha allenato la selezione Under 21, la Nazionale maggiore e il Galatasaray. Un contratto annuale, un legame prudente tra due personalità piuttosto istrioniche come la sua e quella di Cecchi Gori che appena un mese dopo quella clamorosa vittoria contro il Milan, non perdonò al tecnico certe dichiarazioni, decidendo di esonerarlo.
L’Imperatore in Patria è praticamente un idolo, ha un ego piuttosto sviluppato che cerca di trasmettere alle sue squadre, molto propositive ma non troppo organizzate: la Fiorentina del “post Trap” è sfrontata e vincente, Batistuta alla Roma segna a ripetizione ma paradossalmente non sono i goal il problema della Fiorentina. Quella di Terim è una Fiorentina che spesso non sa gestire, che vince contro l’Inter, ferma la Juventus sul 3-3 ma esce sconfitta contro il Perugia al Franchi per 3-4. E’ una Fiorentina spettacolare ma isterica, a volte illogica. Daniele Adani nella sua intervista per Sport Fiorentina ci raccontò di un’approccio piuttosto singolare di Terim al calcio italiano: “A volte, quando hai grandi giocatori e poche idee la fortuna ti assiste e riesci a raccogliere grandi risultati poi la preparazione e il pensiero sono fondamentali per avere una continuità. A Firenze la società se ne accorse con Terim…”
Probabilmente è così. Tatticamente il calcio italiano ha bisogno di rispetto, applicazione e pazienza. Ma quella sera Terim imposta la partita chiedendo ai suoi di mantenere la massima intensità così da poter ricercare sempre la profondità e gli inserimenti dei suoi velocissimi attaccanti. La difesa del Milan è solida, organizzata ma fin dalle prima battute appare un po’ sulle gambe: è la serata sbagliata per essere lenti. E quella sera Terim ha ragione.
I viola sono ispirati, rapidi, fantasiosi: Manuel Rui Costa semplicemente strepitoso. Dopo una prestazione magnetica il portoghese si concede anche la gioia personale, un goal delizioso, un tocco da biliardo che corona l’ennesima azione perfetta di una serata ancor più straordinaria.
La Fiorentina di Terim domina il Milan di Zaccheroni e lo fa alla maniera del suo tecnico, andando a cercare il Milan proprio nei suoi punti forti, costringendolo a rincorrere e punendolo. I viola si ripeteranno nel doppio confronto di Coppa Italia dominando al Franchi e controllando a San Siro (2-2). L’Imperatore a fine stagione non alzerà mai quella Coppa Italia, anzi non arriverà proprio a fine stagione sulla panchina della Fiorentina: a festeggiare con quella squadra sarà Roberto Mancini, ma questa è un’altra storia…
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