E’ soltanto Ottobre. L’inizio di un campionato che però da qualche mese per molti pare già scritto. E’ solo l’inizio, ma per la Fiorentina ogni partita sembra una prova inappellabile, un esame che con quei tre punti ti condanna alla disperazione o alla speranza. Quando parti con una penalizzazione di 19 punti e soprattutto con il macigno di una Champions League conquistata sul campo e persa in un aula di tribunale anche continuare a sperare diventa una condanna: la Fiorentina di Prandelli nello spogliatoio ha appeso la classifica effettiva. E anche quella non è bella: la Fiorentina condannata a vincere per non retrocedere ha perso la gara inaugurale contro l’Inter, ha replicato all’Armando Picchi di Livorno e Udine e dopo una timida vittoria interna contro il Parma ha scoperto finalmente contro il Catania il volto indomito e coraggioso che il suo tecnico nell’estate aveva richiesto.
A Empoli la Fiorentina non può proprio permettersi il terzo KO consecutivo in trasferta e soprattutto non può rimanere a -13 ancora a lungo. La squadra lo sa, entra in campo apparentemente convinta ma gli avversari sono più tranquilli e si vede: al 29′ Matteini porta avanti la squadra di Cagni e manda in affanno una Fiorentina che vede prefigurarsi l’ennesimo amaro finale. Il Castellani coglie la crisi dei viola e immaginando un fantasioso finale di stagione dove a retrocedere potrebbe essere clamorosamente la Fiorentina, spinge la squadra a sfruttare quell’entusiasmo prezioso.
Prandelli capisce di dover parlare alla squadra. Di dovergli costringere a guardarsi negli occhi e riconoscersi: Mutu, Toni, Frey, Santana. No quella non è una squadra che a Empoli può perdere, può permettere di farsi mettere sotto. La Fiorentina rientra in campo cambiata: serve un goal. Un goal non solo per il morale per convincersi che questa partita va vinta facendo valere tutti i nostri mezzi: l’Empoli si aspetta che in avvio di ripresa la Fiorentina alzi il pressing, è una squadra organizzata e riesce a tener botta alle incursioni degli uomini di Prandelli che minuto dopo minuto prendono coraggio.
Al 67′ Mutu, al 77′ Toni. La Fiorentina non solo non si arrende nella testa ma dimostra di avere nelle gambe la forza e la lucidità per correre come un’ossessa fino al 90′. Tre punti importantissimi, un -10 che mortifica ma che a suon di vittorie scompare, si cancella come una macchia su un vetro; quella della stagione 2006/2007 è stata una Fiorentina solida, illuminata da due geni nelle zone determinanti del campo, visionaria quando ce n’era bisogno ma soprattutto così orgogliosa da regalarsi un sogno.