Nella sua carriera di direttore sportivo, Pantaleo Corvino ha assistito alla conferenza stampa di un discreto numero di allenatori. Conosce il rituale Corvino e sbagliare certi passaggi fondamentali non sarebbe un errore all’altezza della sua esperienza: dimostrarsi indisponente verso un allenatore a cui è stato proposto un contratto fino al 2021 sarebbe stato un autogol enorme. L’ingaggio di Vincenzo Montella è stato presentato fin dai primi momenti come una ferma volontà dei fratelli Della Valle di riportare a Firenze una certa idea di calcio, un’identità che da troppo tempo latitava: una decisione a sorpresa un po’ come le dimissioni di Stefano Pioli anche se, giudicando i vari passaggi avvenuti nella giornata di martedì, parrebbe che la trattativa con il tecnico ex Milan fosse ampiamente avanzata.
A Firenze ieri c’era anche Lucci, procuratore del nuovo allenatore viola e di Luis Muriel ma le carezze del tecnico sono soprattutto per Federico Chiesa che “ogni allenatore vorrebbe avere nella sua squadra” e per la Proprietà, che lo ha fortemente voluto. Montella è intellettualmente molto onesto anche quando parla del passato, non cancella le tensioni di 4 anni fa ma sottolinea come la fine di un ciclo avesse agitato gli animi e portato a galla discussioni difficili da gestire. La volontà di rimanere persone oneste e leali ha però permesso di non far precipitare la situazione in una lite impossibile da chiarire.
In conferenza stampa Montella parla di quella che è stata la sua Fiorentina ma anche di quella che sarà, analizzando il gruppo attuale: un gruppo solido, giovane e interessante che nel girone di ritorno non riesce però a ritrovare un equilibrio in grado di portare continuità di risultati. Il tecnico non parla solo di lavoro ma sposta l’attenzione sui risultati. Difficili da ottenere ma non impossibili. Conquistarli rimane l’unica via per trasformare un’annata deludente in “storica”. Il Montella che Firenze ritrova è molto simile al tecnico ambizioso e fermo che aveva conosciuto nel triennio 2012/2015.
Nel corso della conferenza stampa Montella cerca spesso gli occhi Corvino. Sottolinea almeno due volte la sua importanza nella trattativa per riportarlo a Firenze. “Avevo alternative ma dopo aver parlato per tre ore con Corvino di calcio sono stato ancora più convinto. Non abbiamo parlato nemmeno di cifre….”
Perchè è vero, Corvino conosce il rituale ma Montella non è da meno. Sa che nel 2012 lui era stato la punta di diamante delle scelte di Daniele Pradè, sa bene che il Direttore Sportivo della Fiorentina aveva probabilmente intavolato una trattativa per portare a Firenze Eusebio Di Francesco, prima scelta di Corvino anche per il dopo Sousa e che quindi, forse, tutti si aspettavano che il DG fosse il primo interessato a mantenere una situazione di continuità fino al termine della stagione quando Di Francesco sarebbe stato libero di firmare per Firenze. Insomma Montella è certo dell’appoggio della società, si impegnerà al massimo per far innamorare il gruppo della sua idea di calcio, ma con Corvino le cose potrebbero essere più complicate…. ma conosce il rituale e davanti ai microfoni gli strizza l’occhio e lo ringrazia.
Montella non arriva come un traghettatore e il suo passato a Firenze, soprattutto il modo con cui aveva rotto con il Club, dicono molto di lui: avrà richiesto delle garanzie e avanzerà delle pretese. Se davvero è Corvino colui che lo ha convinto sicuramente sarà già a conoscenza della tipologia di giocatori di cui Montella vorrà disporre in ritiro. Al Milan non è stato ascoltato e i risultati sono stati la conseguenza naturale di una serie di imposizioni anche assurde come la fascia di capitano a Bonucci, perno centrale di quello che avrebbe dovuto essere il nuovo Milan ma che in fondo rappresentava un giocatore non funzionale alle caratteristiche della difesa rossonera e soprattutto ai gusti di Montella.
L’augurio è che la frase “insieme siamo più forti” non sia solo uno spot promozionale!
Photo by @ Andrea Martini