La sfida di domenica sarà, con ogni probabilità, la partita più difficile di tutto il campionato.
Se tra i tifosi, e in buona parte anche fra gli addetti ai lavori, le speranze europee sono ridotte ai minimi sindacali, Pioli e la dirigenza credono ancora in questa straordinaria rimonta, per salvare una stagione oramai sull’orlo del fallimento.
Una rimonta che non è impossibile, almeno stando ai meri valori numerici. A Firenze però, non ci crede più nessuno. Il catastrofismo del popolo Viola non trova però origine nel distacco, seppur sostanzioso, dal settimo posto, bensì nelle prestazioni prive di orgoglio e di grinta offerte dagli uomini di Pioli nelle ultime due uscite di campionato. Le ultime due sfide hanno infatti pesantemente demoralizzato l’ambiente, ‘regalando’ un senso di rassegnazione sicuramente inabituale a Firenze: la piazza non sogna più.
La ‘demoralizzazione’ del tifo Viola trae appunto le sue fondamenta da una squadra apparsa spenta, e soprattutto ‘arresa’ al suo destino. Toccherà a Pioli (e a capitan Pezzella) riaccendere il fuoco che, al di fuori dei risultati non ottimali, ha caratterizzato gran parte della stagione Viola: a questa squadra possiamo attribuire qualsiasi colpa, tranne quella di non averci messo il cuore.
La partita però, come annunciato precedentemente, sarà la più complicata dell’intero campionato. Pioli dovrà fare a meno (al 99.9%) di Federico Chiesa. Inutile girarsi attorno: senza il figlio d’arte la Viola dimezza (e forse qualcosa in più) il suo potenziale offensivo. L’assenza arriva proprio nel momento peggiore, proprio quando un colpo di coda dei gigliati potrebbe riaccendere il sogno, e chissà: forse anche l’entusiasmo del popolo. Non solo, arriva anche contro la squadra più organizzata del campionato, almeno analizzando la dimensione difensiva. Il pacchetto arretrato granata infatti, seppur non avendo grossi interpreti a livello individuale, funziona alla perfezione nel suo insieme: il Toro è la quarta miglior difesa del campionato, e Sirigu ha da poco superato il record di imbattibilità di Castellini, risalente a ben 40 anni fa.
Sbagliato però considerare il Toro infallibile. La squadra di Mazzarri ha spesso esplicato, nel corso della stagione, qualche amnesia difensiva difficilmente spiegabile: esempio lampante il clamoroso strafalcione col Bologna dell’ultima giornata, quando Palacio e compagni sono riusciti ad espugnare lo Stadio Olimpico con uno straordinario 2-3. Non solo, da tenere in conto anche la pesante assenza di N’Koulou: l’uomo simbolo dell’ottima stagione granata, qualità tecniche importanti e una leadership fuori dal comune.
Il punto debole del Toro è sicuramente la velocità. A mettere spesso in difficoltà la retroguardia granata è infatti la rapidità degli attaccanti avversari, come dimostra la sfida vinta dai Viola agli ottavi di Coppa Italia. Fu proprio il contropiede ad alta velocità pianificato da Pioli a risultare come tattica vincente, con Chiesa vero e proprio trascinatore dei gigliati. L’obiettivo sarà quindi quello di replicare fedelmente l’ideologia tattica vista nella gara di Coppa Italia, anche senza il gioiello più prezioso: toccherà a Simeone e Chiesa prendere in mano le redini del gioco.
La partita di domenica sarà, senza ombra di dubbio, una sfida all’insegna dei tatticismi: una vera e propria partita a scacchi fra Pioli e Mazzarri. Il secondo per coltivare un sogno, il primo per riaccenderlo…