Per Lorenzo Lubian l’incontro con il rugby è stato il coronamento di una grande passione, quella verso lo sport, un mondo dove sia l’aspetto agonistico che quello umano risultato essere determinanti. Arrivato a Firenze nel 2016 da Rovigo, dove aveva appena festeggiato la vittoria del Campionato, Lorenzo ha trovato con I Medicei la sua ideale dimensione.
Uno spogliatoio unito, un progetto ambizioso che ogni stagione vuole alzare l’asticella su risultati e obiettivi.
- Uno sportivo appassionato di varie discipline che scopre il rugby non proprio da piccolo… Nonostante tu sia originario di una città dove la passione per la palla ovale è fortemente sentita l’esordio è arrivato nell’adolescenza…
Ho sempre praticato sport e sempre con grande entusiasmo e curiosità ho voluto provare anche discipline meno “inflazionate”: insomma dal nuoto, al calcio, passando per la scherma, fino ad arrivare alle arti marziali. Ho praticato jujitzu per 6 anni e non mi sono fatto mancare nemmeno un’esperienza nella ginnastica artistica, uno sport che richiama prevalentemente bambine. Questa mia curiosità mi ha portato verso i 15 anni ad approcciarmi anche al rugby, uno sport di squadra del quale mi affascinava molto la componente legata al “gruppo”, allo spogliatoio: i primi allenamenti non sono andati però come pensavo e non essendo scattata la scintilla ho pensato che la palla ovale non facesse per me… Poi un paio d’anni dopo ho deciso di riprovare ed è stata una scelta che ha cambiato la mia vita!
- A Rovigo nel 2016 hai vissuto il raggiungimento di un traguardo importantissimo, il coronamento di un progetto tecnico ambizioso, ossia la vittoria del campionato di Eccellenza. Un ricordo di quella stagione?
Beh, una stagione tutt’altro che perfetta, anzi direi molto turbolenta! Avevamo grandi obiettivi e arrivati alla sosta di Dicembre la squadra stava rispondendo benissimo, eravamo primi in classifica con il miglior attacco e la miglior difesa. Una situazione perfetta nella quale tutto ci saremmo aspettati tranne l’esonero dell’allenatore che invece come un fulmine a ciel sereno ci venne comunicato durante le vacanze natalizie. Per fortuna la squadra non accusò nessun contraccolpo, anzi rimanemmo uniti fino alla fine della stagione per conquistare un obiettivo che nelle stagioni precedenti avevamo sfiorato.
- E veniamo alla stagione in corso: parlando con alcuni tuoi compagni di squadra la sensazione è che sia proprio Rovigo la squadra con maggiori chance di festeggiare lo scudetto a fine stagione. Anche tu sei di questa opinione?
Da un club con la tradizione e l’ambizione di Rovigo ci si aspetta sempre un collettivo competitivo e strutturato. A Firenze non siamo riusciti a tenere il loro ritmo e siamo durati un tempo… Certo nella gara di andata a Rovigo ci siamo tolti una bellissima soddisfazione, abbiamo lottato con grande convinzione e conquistato una vittoria che ci ha dato tanto morale.
- In questo finale di stagione per I Medicei l’occasione è quella di migliorare quanto di buono fatto vedere fino a questo momento…. a tuo parare cosa non ha funzionato in trasferte come quella di Viadana e San Donà, squadre sicuramente alla vostra portata?
Credo che siamo mancati in cattiveria e convinzione, caratteristiche che ci hanno sempre accompagnato e che magari adesso sono più forti nei nostri avversari che hanno ancora obiettivi importanti da conquistare e non giocano con la nostra “tranquillità”. Abbiamo il merito di aver disputato un ottimo campionato, una stagione dove la salvezza non è mai stata in discussione e che con qualche passo falso in meno ci avrebbe permesso di poter aspirare ai play off. Adesso serve recuperare concentrazione e continuità, non dare niente per scontato e pensare che già da adesso possiamo porre le basi per i risultati del futuro.
- Vesti la maglia de I Medicei dal 2016, anno in cui sei arrivato a Firenze insieme a Matteo Davide Maran: un bilancio di questa esperienza dal punto di vista sportivo e umano?
Bellissima. Un bilancio super positivo! Ho scelto Firenze con l’idea precisa di cambiare realtà, di trovare una dimensione ideale per vivere e per giocare e posso dire a distanza di quasi tre anni che non potevo fare una scelta migliore. Fin dalla prima stagione ho sempre trovato un ambiente sereno, ideale per lavorare con una solida progettualità: ogni campionato fino ad adesso ha avuto le sue difficoltà ma abbiamo saputo sempre viverle come un vero gruppo, uscendone addirittura rafforzati.
- Firenze è una città dove al centro dell’interesse sportivo c’è sempre la Fiorentina. C’è da dire comunque che molti tuoi compagni di squadra sono rimasti sorpresi dall’attaccamento e la passione che convergono anche attorno al rugby e alla vostra squadra!
Decisamente! Io per primo mi sono piacevolmente stupito di questa passione per la palla ovale. Attorno al rugby vedo crescere un movimento positivo fatto in primis di famiglie che accompagnando i propri figli nello sport si appassionano a loro volta. A Firenze la Fiorentina non è una semplice squadra, è una fede, sarebbe ingiusto fare un confronto… la cosa che secondo me rimane determinante e sulla quale è importante investire è la grande sensibilità e l’entusiasmo che questa città ha verso tutti i tipi di sport. Noi giocatori dobbiamo sentirci responsabili e coinvolti in questo processo di crescita: i nostri risultati possono fare da cassa di risonanza e far avvicinare molte persone a questo sport.
- Tra i tuoi giocatori preferiti hai indicato Conrad Smith e David Pocock…. Oltre l’Italia, capitata in un girone piuttosto complicato, quale è la Nazionale che sei più curioso di vedere ai prossimi Mondiali?
Il girone dell’Italia non è assolutamente semplice…. Peccato. Personalmente simpatizzo per l’Australia, in generale mi piacciono le storie sportive dove non vince sempre la favorita, in questo caso gli All Blacks. Certo loro sono fortissimi e arriveranno certamente molto avanti, però sarebbe bello un finale inedito, no?