È un campionato tremendamente complicato. Anzi, forse il passato è ancor più consono alla situazione: è stato un campionato tremendamente complicato. Sì, è stato, perché il campionato della Fiorentina si è concluso ieri, in una serata ventosa a Cagliari. Si è concluso ieri perché la Viola ha bruciato definitivamente le pochissime speranze rimaste per una rincorsa disperata all’Europa. Una Viola brutta, impacciata, annichilita dall’avversario.
Alla Fiorentina di ieri, tranne che per qualche elemento (Chiesa su tutti), è mancata anche l’unica caratteristica salvabile di questa stagione da Horror: il cuore. La grinta vista in molte partite, capace in alcuni casi di colmare il gap tecnico con l’avversario, ieri è stata completamente assente: come se anche i giocatori fossero oramai rassegnati.
Ora mancano 10 partite alla fine del campionato, 10 partite che qualcuno ha definito “amichevoli”: nessun altro termine poteva descrivere in modo migliore questa situazione. 10 partite che serviranno esclusivamente a mantenere una buona condizione psico-fisica, anzi forse serviranno a ritrovarla, viste le ultime disastrose uscite. L’unico scopo di queste partite restanti sarà quindi quello di mantenere elevato il focus sulla partita che varrà l’intera stagione, la gara di ritorno di Coppa.
Una stagione fallimentare, semplicemente disastrosa. Dopo un fallimento del genere quindi, non può che iniziare la “stagione dello scaricabarile”: di chi è la colpa? La risposta è semplice: è colpa di tutti, ma in diverse percentuali.
Partiamo da colui che, molto probabilmente, è il bersaglio preferito dei tifosi: Pantaleo Corvino. Il Dg Viola, secondo il mio personale, ma sicuramente discutibile parere, è il minor colpevole. Per valutare a fondo il suo operato sarebbe necessario però approfondire e conoscere i segreti più profondi di due avvenimenti che hanno condizionato, in modo pesantemente negativo, la stagione Viola:
1. Il rinnovo mancato di Badelj e i 300mila Euro mancanti: chi prese la decisione di non rinnovare il contratto? Badelj voleva una nuova esperienza o l’apparato tecnico della squadra gigliata intendeva puntare su un altro gioco, che non prevedeva la presenza di un regista?
2. La non sostituzione di Badelj. Anche qua l’enigma da risolvere è complicato. È stata una scelta tattica di Pioli, condivisa ovviamente anche con la società, quella di impostare il gioco della squadra senza il regista? Oppure è stato Corvino a credere fin troppo nelle qualità tecniche di E. Fernandes e Norgaard?
Questi sono gli unici due punti su cui mi sento di poter accusare Pantaleo Corvino (nel caso in cui le colpe ricadino completamente su di lui). Pensare solo ai suoi errori sarebbe però scorretto, è infatti importante sottolineare il fatto che il Dg Viola ha dovuto impostare il calciomercato estivo senza nessun tipo di fondo monetario, realizzando comunque colpi davvero interessanti. Le cessioni importanti non possono essere addossate a Corvino, come non può essere accusato del mancato reinvestimento di tale somme. Dal suo arrivo il compito affidatogli è stato chiaro: ripianare i conti, e solo in secondo luogo cercare di creare una squadra all’altezza.
Andiamo però più a fondo nell’arcano denominato Fiorentina, partendo da un presupposto: la rosa della Fiorentina non è scarsa. Ultimamente il mare magnum di affermazioni, riguardanti i motivi dietro il fallimento della stagione, innalzava la qualità della rosa come elemento fondante di tale naufragio: trovo ciò pesantemente fuorviante.
Analizzando i nomi da cui è composta la rosa però, è complicato pensare che questa squadra non abbia le qualità per raggiungere il settimo posto: non stiamo parlando delle semifinali di Champions, sia ben chiaro. Trovo invece che la qualità in questa Fiorentina ci sia eccome, ma che sia stata mal espressa e mal gestita. Quante squadre possono vantare un tandem d’attacco come Chiesa e Muriel? Quante squadre hanno un centrocampista con 9 gol all’attivo? Oppure una mezz’ala completa come Veretout, o una coppia difensiva composta da giocatori di livello come Milenkovic e Pezzella? La risposta è poche, pochissime.
La qualità di questi giocatori è difficilmente contestabile, eppure tutti hanno reso molto meno rispetto al loro potenziale. Chiesa, nella prima parte di stagione, non è stato messo nelle giuste condizioni per brillare; il valore di Milenkovic e Pezzella è indiscutibile, eppure nella seconda parte di stagione le loro prestazioni hanno avuto un calo esponenziale; Veretout ha giocato più di metà stagione fuori ruolo, esponendo ovvie lacune nel ruolo di vertice basso.
Analizzando ciò, come non può essere attribuita la maggior colpa del fallimento a Pioli? In due anni, con più o meno gli stessi uomini a disposizione, l’inesistenza di una benché minima identità di gioco definisce perfettamente il cattivo lavoro svolto.
Giocare solo ed esclusivamente sull’inventiva dei singoli è controproducente e completamente sbagliato. La Fiorentina ha dimostrato in tutta la stagione di non avere un gioco, per colpa soprattutto dell’assenza di chi questo dovrebbe in realtà costruirlo (il regista). Ma non solo, la squadra risulta sempre impacciata dopo l’ingresso nella metà campo avversaria: ha difficoltà nel creare azioni offensive, se non grazie alle invenzioni dei talenti cristallini di Muriel e Chiesa: ma ciò non può bastare. Ieri l’esempio più lampante, con Chiesa raddoppiato sistematicamente e Muriel stranamente avulso dal gioco: è bastato questo per annullare totalmente la fase offensiva gigliata. Il motivo? la squadra non ha alcun tipo di organizzazione, di schema tattico: a chi può essere attribuita la colpa se non all’allenatore?
A voi l’ardua sentenza.
Photo by Andrea Martini, Paolo Giuliani