Fuori o dentro. Cinque minuti, gli ultimi, i più drammatici sportivamente parlando. Sono loro a decidere. In 300 secondi la storia della Roma sembra appesa a un filo, si ribalta, sembra destinata ad essere rivoluzionata di nuovo e in un secondo si schianta contro il peggiore dei destini. Il direttore di gara che pochi minuti prima aveva assegnato con l’ausilio della VAR calcio di rigore al Porto per un’ingenua trattenuta di Florenzi che agguanta la maglia dell’avversario quando il pallone sembra essere ormai sfilato sul fondo, non ritiene falloso il contatto piuttosto sospetto tra Schik e Marega.
L’assistente alla VAR è forse il primo responsabile di questa decisione, fatto sta che la la partita termina 3-1 per i padroni di casa che festeggiano il passaggio del turno, mentre Florenzi e i compagni rimangono sul campo in lacrime. A reagire per primo è Daniele De Rossi: solido nella tempesta, lucido nel commentare il momento peggiore della stagione, quello che dal sogno Quarti di Finale ti rispedisce alla realtà di un Campionato dove ancora sembri disperatamente alla ricerca della tua identità.
Una settimana orribile per la Roma di Di Francesco, un allenatore capace, concreto, amato dallo spogliatoio che adesso è relegato ad un limbo dal quale è difficile uscire. Che fare?
La risposta del gruppo di cui si è fatto portavoce il capitano giallorosso, uscito infortunato con sospetto stiramento al polpaccio, pare chiara: avanti con Di Francesco. La posizione della società non è altrettanto chiara, fatto sta che l’allenatore non si presenta né ai microfoni di Sky né in conferenza stampa, preferendo il silenzio. Ecco forse è proprio la non chiarezza dei vertici del Club a preoccupare il tecnico, a destabilizzarlo quantomeno: Pallotta non lo condanna e non lo difende, sicuramente non lo assiste, sembra quasi che più presente del Presidente giallorosso sia Paulo Sousa, ospite fisso alle partite dei giallorossi.
Quando fu lasciato solo Spalletti nella difficile gestione dell’addio di Totti si parlò di una situazione compromessa tra i due in cui la società non poteva troppo entrare: adesso Di Francesco sicuramente paga degli errori di valutazione personali ma di certo gli addii eccellenti registrati nell’ultimo anno pesano tantissimo. Salah, Allison, Strooman, Nainggolan e ricordiamo che se il Chelsea non avesse deciso di rinunciare a Dzeko perchè impossibilitata a schierarlo in Europa, anche il talento serbo avrebbe lasciato Di Francesco orfano del suo talento più determinante. Non sappiamo con certezza quali saranno le decisioni della società, ma se la scelta del club fosse l’esonero e la scelta del sostituto ricadesse su Paulo Sousa, conoscendo Sousa possiamo affermare con certezza che Pallotta non avrà a suo fianco un allenatore altrettanto non avvezzo alle polemiche come si è rivelato Di Francesco nell’ultimo anno e mezzo.
Cinque minuti, un rigore che viene assegnato e uno che non viene assegnato. Due episodi simili valutati in maniera opposta, 5 minuti di 210 giocati che cambiano la storia di una squadra: nel calcio basta pochissimo. E’ per questo che servono basi solide su cui lavorare e su cui poter ricostruire.