Per Matteo Davide Maran la partita contro Rovigo non poteva essere ovviamente una sfida come tutte le altri: una sconfitta che deve far crescere contro una realtà tra le più importanti e storiche del rugby italiano. Nel 2016, dopo una carriera passata totalmente nei Bersaglieri, dalle giovanili alla prima squadra e uno scudetto vinto, Maran ha deciso che era giunto il momento di porsi nuovi obiettivi, sposare una nuova sfida, provando magari a riequilibrare anche i propri impegni. Studente universitario e atleta professionista, impegni no-stop per non annoiarsi mai.
- La sconfitta contro Rovigo lascia l’amaro in bocca soprattutto per l’ottimo primo tempo disputato dalla squadra. Nella ripresa i vostri avversari hanno fatto valere tutte le loro motivazioni e la loro esperienza:una realtà di grande tradizione del rugby italiano che tu conosci molto bene…
Rovigo è una realtà alla quale guardare con grande ammirazione nel professionismo italiano: hanno una storia che pochi possono vantare, il palmares dei grandi Club e sono abituati a partite importanti. E non dimentichiamoci che hanno l’ambizione di quest’anno…nella gara di andata siamo riusciti a battergli, un risultato che per un gruppo giovane come il nostro è stata un incredibile conferma sul valore del nostro percorso di crescita. Sabato nella prima frazione di gioco siamo stati bravi a rispondere colpo su colpo, alla distanza il valore dei singoli gli è stato determinante per poter alzare il ritmo e metterci in difficoltà, approfittando dei nostri momenti di maggior affanno.
- Sei nato appunto in una città dove la palla ovale è molto amata e seguita e hai iniziato a giocare a rugby da giovanissimo grazie alla passione che la tua famiglia è stata capace di trasmetterti… Ti va di raccontarci di più sui tuoi esordi?
Ho iniziato a giocare a rugby a 6 anni ed è stato subito amore. Ho provato altre discipline, soprattutto nelle pause della stagione sportiva, ma ovviamente la priorità è sempre stata la palla ovale. Sono ‘nato’ e cresciuto anche sportivamente a Rovigo, dalla categoria Under 8 ho fatto parte di quell’ambiente… una bella scuola per chi sogna il professionismo.
- Meritarsi la fascia di Capitano è un riconoscimento molto importante dato dallo spogliatoio: I Medicei sono un’esperienza importantissima dal punto di vista umano e professionale di cui vorrei un tuo personale bilancio fino a questo momento…
Sono arrivato a Firenze quasi 3 anni fa quando dopo 5 importanti stagioni a Rovigo ero alla ricerca di un compromesso, ossia trovare una realtà sportiva professionistica che però mi permettesse di portare avanti anche il mio percorso universitario: a Rovigo il rugby è un’esperienza totalizzante che occupa l’intera giornata e ovviamente quel tipo di vita era incompatibile con un percorso accademico impegnativo. Quando sono stato contattato da Mister Presutti e dalla società che all’epoca era in Serie A mi è sembrato ben chiaro il progetto di creare una realtà importante, la volontà di crescere insieme e di arrivare in Eccellenza in maniera strutturata, dandosi obiettivi concreti: ci siamo riusciti al primo anno e adesso continuiamo a lavorare per traguardi importanti.
- Vita da atleta e vita da studente universitario: due mondi molto diversi, entrambi interessantissimi, ma che in Italia difficilmente si riescono a conciliare. In una realtà ideale la mia sarebbe una domanda “strana”… come riesci a coniugare i tuoi impegni?
Sicuramente non si stacca mai! Quando termina la stagione sportiva inizia la sessione degli esami, quando finalmente posso chiudere i libri, si parte con il ritiro. Insomma, le vacanze per ora sono un argomento “off limits”. Studio giurisprudenza all’Università di Firenze e ovviamente le mie giornate non sono fatte solo di rugby e allenamenti, devo dedicare la giusta attenzione e il giusto tempo anche allo studio: un sacrificio che faccio volentieri perchè anche quello legale è un “campo” che mi interessa molto, un investimento che è giusto fare per il futuro. Non sempre nella vita di un atleta c’è la prospettiva di allenare una volta terminata la carriera da giocatore, quindi…
- Firenze è una città “calciocentrica” dove la passione per la Fiorentina è molto più di un semplice passatempo domenicale, vero è che l’avventura de I Medicei ha fatto acquistare molta popolarità allo sport, anche tra i giovanissimi!
I numeri del movimento sono in continua crescita, sempre più bambini rimangono affascinati da questo sport e questo porta quindi molte famiglie ad avvicinarsi al rugby. Ogni giorno, quando mi reco al campo di allenamento vedo con piacere un ambiente vivo, le partite della prima squadra e non solo sono molto seguite, e questa è la conferma di come il rugby stia trovando i suoi spazi nello sport cittadino. Un grande merito che bisogna riconoscere alla società è quello di aver investito molto, di essersi impegnata attivamente nel trovare sponsor importanti in grado di supportare un progetto ambizioso come il nostro. Lo sport per diventare popolare, per avere presa sul grande pubblico si regge sulla “cultura del risultato” e ovviamente per arrivare a risultati serve programmazione e sforzo…. siamo sulla strada giusta!
- Per una Nazionale più forte c’è bisogno sicuramente della costante crescita del movimento rugbistico italiano… Vorrei un tuo commento su questo Six Nations 2019, giunto ormai alla sua fase finale.
Questa edizione del Sei Nazioni è molto particolare, siamo alle porte del Campionato del Mondo, i commissari tecnici cercano di trovare un’ identità di squadra che garantisca poi di avere la massima intensità e concretezza. L’Italia si confronta con le Nazionali più forti d’Europa e deve continuare a lavorare per trovare una propria cifra e soprattutto quella continuità di prestazioni che è alla base dei risultati.
- Domenica un match contro un’altra realtà storica del rugby Italiano: Viadana. Che partita ti aspetti? Quali sono le caratteristiche della squadra di Frati che temente di più?
Viadana è una squadra con ottimi valori che però ha vissuto una stagione piuttosto altalenante, non raccogliendo i risultati sperati: è un gruppo che ha fame di vittorie quindi metteranno in campo grande grinta e voglia di trovare conferme. Dovremmo necessariamente fare una partita ordinata e concreta, rimanendo concentrati fino alla fine.
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