Questo non è un confronto tra singoli ma tra reparti perchè basta guardare i 90 minuti disputati da Roma e Fiorentina nell’ultima domenica di campionato per capire che queste due squadre molto spesso finiscono con l’essere le peggior nemiche di se stesse. Si è sentito parlare molto di fragilità mentale, di quella paura di vincere che ti assale proprio quando sta andando tutto bene e che quindi ti porta a giocare con frenesia, ad essere preda del panico.
Sicuramente c’è una parte di verità in queste considerazioni, peraltro anagraficamente la Fiorentina è una squadra molto giovane e la Roma nel giro di poco tempo ha perso colonne importanti come Francesco Totti, Allison, Strootman e De Rossi, a lungo infortunato, figure imprescindibili all’interno dello spogliatoio e soprattutto in campo. Però, circoscrivere questa fragilità, questa linea sottile tra il trionfo e il baratro, ad una semplice mancanza di serenità appare un po’ limitativo rispetto a quelle che sono le reali difficoltà di Roma e Fiorentina.
A differenza di quelle che erano le caratteristiche della squadra di Montella che a centrocampo poteva contare sui piedi e sul fosforo di giocatori come Pizarro, Borja Valero o Mati Fernandes, l’undici di Pioli ha caratteristiche ben diverse soprattutto in mediana, un reparto che garantisce tanta corsa e generosità ma meno tecnica. La Fiorentina è una squadra che recupera bene il pallone ma che è incapace di congelare le partite, vedi la gara contro il Chievo, in sostanza di abbassare il ritmo degli avversari. Vincere una partita passa anche da questo, dall’imporre i propri ritmi, non solo il proprio gioco.
Lo stesso discorso vale per la Roma: i nuovi arrivi Nzonzi, Pellegrini e Cristante sono giocatori di grande quantità, così come Florenzi e Zaniolo sono giocatori arrembanti, duttili e bravissimi negli inserimenti ma mancano della visione di gioco e della forza fisica unita alla tecnica che garantivano De Rossi (tornato da pochissimo tra i convocati) e appunto Strootman ceduto dai giallorossi a mercato già chiuso, un’operazione che i tifosi non hanno ancora digerito.
La Roma nel rimo tempo contro l’Atalanta ha dimostrato grande intensità sfruttando al meglio la velocità dei suoi uomini sulle corsie esterne, una pressione che ha costretto gli uomini di Gasperini a concedere metri preziosi e soprattutto sbagliare molto nelle coperture. La Fiorentina a sua volta ha fatto della velocità virtù soprattutto nella seconda frazione quando, rimasta in 10 uomini, ha riportato la partita sui giusti binari sfruttando le percussioni di Chiesa e Muriel che in campo aperto sono di fatto devastanti.
Insomma due squadre che hanno capacità mentali e fisiche per reagire alle difficoltà ma che arrancano quando si tratta di dettare i tempi e gestire il pallone: una carenza che i relativi DS sicuramente cercheranno di colmare se non nelle prossime ventiquattro ore, in estate.
Photo by @AndreaMartini