Un derby importante alle porte dove Benetton Treviso e Zebre si giocano molto, una stagione alla quale chiedere tanto, in primis la possibilità di tornare in campo da protagonista e poter dimostrare tutto il suo valore. Edoardo “Ugo” Gori nonostante le serie di infortuni che da quasi un anno lo hanno costretto ad un lungo stop, è già proiettato al futuro con grande ottimismo… ma nella nostra intervista si parla anche un po’ di passato, dalla vittoria de I Cavalieri a L’Aquila, a quell’Irlanda – Italia del quale ricorda proprio tutto…
- Sappiamo che vieni da un anno molto complicato dal punto di vista fisico, quindi ti chiediamo subito come stai e come procede il recupero per tornare in campo?
Sicuramente meglio ma voglio trovare il mio stato di forma ottimale! L’infortunio che ho rimediato all’ultimo Sei Nazioni e che mi ha costretto a star fuori dal campo per oltre 7 mesi sembrerebbe essere stato superato, purtroppo riprendendo gli allenamenti ho dovuto far fronte, come spesso accade agli sportivi, ad una serie di fastidiosi risentimenti che non contribuiscono certo a velocizzare il mio rientro.
- Anche l’anno in cui hai esordito in Nazionale maggiore e sei approdato a Treviso hai avuto problemi alla spalla: venivi da una lunga esperienza tra Accademia, Under 20 e Cavalieri e ti trovavi a vivere un capitolo della tua carriera, forse il più importante: come ricordi quel periodo?
E’ vero fu un periodo assolutamente rocambolesco dove si susseguirono tante novità, passaggi che magari in una carriera avvengono più gradualmente. Conquistare il mio posto con la Benetton e farmi notare in Nazionale sono state sfide importanti e impegnative che sono felice di aver affrontato facendomi trovare pronto. Il rugby è uno sport che pretende tanto dal punto di vista fisico, bisogna avere pazienza e lavorare tanto.
- Nonostante tu sia da molti anni a Treviso hai sempre un pensiero per la tua esperienza a I Cavalieri: hai un ricordo in particolare degli anni a Prato?
Non potrebbe essere diversamente! Prato è la mia città e I Cavalieri sono stati la squadra che mi ha dato la possibilità di imparare tanto a livello professionale: mi piace pensare che la mia crescita sia coincisa proprio con la crescita de I Cavalieri e delle loro ambizioni nel rugby professionistico. Non potrò mai dimenticare la finale che abbiamo giocato a L’Aquila per approdare in Top Ten: una partita incredibile, finita per altro ai supplementari che però alla fine ha regalato a tutti un grande sogno. Sono a Treviso dal 2010 ma sono sempre rimasto affezionato ad una squadra della quale per altro mio padre, appassionato di rugby e grande tifoso, è stato tra i fondatori.
- Arriviamo a parlare di Nazionale: dall’esordio nel 2010 alla prima Coppa del Mondo nel 2011 fino alla fascia da capitano. C’è una partita o un episodio che ti va di raccontarci?
Raggiungere la Nazione è un traguardo che riempie il cuore d’orgoglio oltre ogni aspettativa, arrivarci appena ventenne forse ancora di più. La Coppa del Mondo del 2011 in Nuova Zelanda fu un’esperienza fortissima: ricordo perfettamente la partita contro l’Irlanda, ossia gli 80 minuti fondamentali per il passaggio al turno successivo. Affrontavamo una squadra piena di qualità e fortissima ma non avevamo paura: ci credevamo molto e questa grande convinzione ha reso unico il pre partita. I giocatori più esperti nello spogliatoio ci caricarono e tirarono fuori da ognuno di noi tutta nostra grinta e il nostro agonismo. Purtroppo non riuscimmo nell’impresa ma lasciammo tutto quello che avevamo sul campo; chiudemmo il girone terzi classificati a 10 punti, alle spalle di Australia e Irlanda appunto. La nostra Coppa del Mondo terminò lì, ma ritengo comunque quella partita fondamentale nella mia formazione di atleta.
- Lo Cicero, Bergamasco, Castrogiovanni, Parisse… hai vestito la maglia della Nazionale assieme a giocatori di altissimo profilo. Adesso il veterano sei tu… che peso hanno avuto i consigli di questi giocatori nel consolidamento della tua formazione?
Giocatori come quelli sono in grado di dare consigli e motivazioni importantissime: mi sono ritrovato giovanissimo a condividere lo spogliatoio con i miei idoli e poter imparare da loro e dalle loro esperienze. Devi necessariamente avere qualcosa in più per arrivare a certi livelli. Un certo tipo di qualità e continuità si possono raggiungere e mantenere soltanto quando si ha la forza di non mollare e di credere con tutte le forze negli obiettivi che si vuole raggiungere. Tra i miei colleghi attuali stimo molto Zanni e Ghiraldini: due professionisti esemplari che si allenano sempre al 100% e che sono capaci di trasmettere grandi valori umani e sportivi.
- Arriviamo infine al match di domenica prossima contro le Zebre: che partita vi aspettate?
Come ogni derby sarà una partita estremamente delicata ma la stiamo preparando con grande attenzione, stando attenti a non cadere nella trappola dell’emotività. Se riusciremo a mettere sul campo tutti i nostri valori tecnici e far valere il nostro gioco, mi sento di poter dire che Treviso ha grandi possibilità di vincere.
Photo by @AndreaMartini