Quando la Fiorentina ha ufficializzato di non aver trovato l’accordo economico per il riscatto di Marco Sportiello con l’Atalanta che aveva fissato il prezzo a circa 10 milioni di euro, pur non avendo la minima intenzione di dargli una chance da titolare, la sensazione era quella di una notizia prevedibile. Nella scorsa stagione da segnalare le prestazioni contro la Roma all’Olimpico e quella casalinga proprio contro la squadra di Gasperini, quando parò anche un rigore al Papu Gomez. Il resto era preoccupantemente “poco altro”. A volte Marco Sportiello si è macchiato anche di errori tecnicamente gravi come l’uscita scellerata contro la Lazio, le incertezze nelle respinte e sul piazzamento della barriera contro Juventus, Inter e Cagliari: insomma, un portiere dal grande potenziale fisico, affidabile su alcuni fondamentali ma volte soggetto a sbavature che a fine anno risultano fondamentali. E allora anche Corvino probabilmente ha riflettuto su un aspetto che da tempo richiedeva la giusta attenzione: una delle sue prime operazioni arrivato a Firenze nel 2005 fu quella di trattare dal Parma Sebastian Frèy.
Il tempo gli avrebbe dato ragione. Frey era un portiere che a fine stagione garantiva la differenza: si parlava di un range 10/12 punti. In realtà il valore delle sue prestazioni era inestimabile se si pensa non semplicemente alle partite che la Fiorentina non ha perso, ma che ha addirittura vinto dopo che Frey aveva tenuto a galla la squadra. Così un altro francese, un talento nascente fisicamente diversissimo da Frey, agile come un gatto ma con una struttura più importante. Alban Lafont ha 19 anni e già tantissime presenze tra i professionisti: grande istinto, dinamicità, coraggio nelle uscite. C’è chi dice troppo. Sicuramente non fortunato: i gol incassati sui quali magari gli si può recriminare qualcosa, sono frutto anche di una certa iella. Ma quello che colpisce davvero di Lafont è la sua maturità mentale, la tempra del professionista che dimentica ogni parata miracolosa o meno, aspettando la prossima. Il minuto in cui Lafont sbaglia potrebbe essere quello precedente ad un miracolo e questo è fondamentale per un ruolo così particolare. Una sicurezza che non sarebbe male trasmettere anche al compagno di squadra Simeone in apnea di idee e forse di fiducia in sé stesso.