Stefano Pioli ha ammesso negli ultimi due post partita di aver visto un sensibile cambiamento nell’atteggiamento della sua squadra, cresciuta molto nel gestire determinate situazioni. Ma se davvero la Fiorentina riesce a gestire i momenti negativi di partite che un tempo avrebbe perso, allora deve anche prendere consapevolezza di un gioco che a tratti convince ed esalta il valore dei singoli ma che a volte non è abbastanza ispirato e considerando il momento di scarsa brillantezza dell’attacco gigliato, finisce col bloccare tatticamente la squadra che di certo ad oggi non ha raccolto quanto ha seminato.
L’unico precedente di Frosinone – Fiorentina risale al 2016: uno 0-0 annunciato praticamente dal fischio d’inizio quando ad una squadra in lotta per salvezza si contrapponeva una Fiorentina che dopo l’esaltante avvio di stagione appariva svuotata e abulica. Una squadra confusionaria che un’identità non l’aveva e nei due anni della gestione Sousa, possiamo dire serenamente, non avrebbe mai trovato. Questa Fiorentina deve tornare a segnare, ritrovare il suo centravanti ma anche un’imprevedibilità e una precisione che da troppo tempo sembrano mancare. In quella partita di quasi due anni fa la Fiorentina si fece imbrigliare dall’attenzione del Frosinone, fu sfortunata con i legni di Kalinic e Borja Valero, ma non parve mai voler cannibalizzare una partita che avrebbe voluto dire accorciare significativamente sulla conquista del 3° posto.
La Fiorentina di oggi si gioca tanto in queste due trasferte: è vero mancano tante partite, ma oggi più che mai c’è la necessità di dimostrare che anche lontano dal Franchi i viola hanno un anima e soprattutto la voglia di arrivare lontano.
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