Se c’è una cosa che il Napoli troverà con Carlo Ancelotti è la virtù dei forti, ossia la calma. Se con Mazzarri i biancocelesti hanno riassaporato l’ambizione e con Maurizio Sarri hanno capito quanto fosse straordinario (ma non troppo appagante) insegnare il calcio e dare spettacolo, con Ancelotti il Napoli potrebbe mettere fine all’altalena emotiva di risultati e di pressioni che da qualche anno i tifosi del San Paolo con passione assoluta respirano. Ancelotti con il suo calcio esprime sè stesso: sereno, organizzato, ispirato. Considerando che lo ha vissuto sempre ad altissimi livelli, si può dire che il calcio per Ancelotti è molte cose ma non uno stress: Ancelotti sa che la vittoria si raggiunge esclusivamente attraverso il lavoro, ma non improvvisa, non rivoluziona ma ricerca la crescita progressiva e inesauribile. Carlo Ancelotti in un calcio frenetico non ha fretta e questo spiega il perchè si sia così trovato a disagio nell’unica piazza dove il tempo non c’è.
Quando Pioli è arrivato a Firenze ha definito quella firma un punto di arrivo: ed è questo che la Fiorentina voleva. Un allenatore sul quale costruire un ciclo, un professionista motivato al quale sarebbe stato dato il tempo di lavorare ma a cui si chiedeva di credere al lavoro svolto. Ecco in questo i progetti tecnici di Napoli e Fiorentina si somigliano: la necessità di far passare ogni traguardo dal lavoro. Napoli – Fiorentina è una partita importante per entrambe le compagini, forse più per il Napoli per il quale è già partito l’inseguimento alla Juventus, un match che si giocherà in uno stadio spesso difficile per la Fiorentina che si è importa soltanto quando è stata in grado di non accontentarsi, di imporre i propri punti di forza. L’ultima volta che i viola hanno esultato è stato grazie a Joaquin e al suo benedetto inserimento di testa dopo un’azione convulsa in area di rigore partenopea dove la palla pareva non sarebbe entrata mai. Lo scorso anno fu uno 0-0 che deluse moltissimo gli uomini di Sarri poiché certi che la Juve ne avrebbe approfittato e che illuse un po’ troppo i viola, ancora erano alla ricerca di un equilibrio di squadra che sarebbe arrivato alcuni mesi più tardi.
Ancelotti e Pioli non hanno fretta ma non vedono l’ora di incontrarsi e di vedere che lingua parlano le loro squadra.